Riceviamo e pubblichiamo di seguito la lettera inviata alla nostra redazione da Nicola Miracapillo, presidende dell’Associazione La Piscara, da Emanuele Di Corato, da mons. Giuseppe Ruotolo, parroco della chiesa Santa Maria Assunta e San Isidoro e dal conte Spagnoletti Zeuli, imprenditore agricolo, che descrivono la situazione attuale del borgo di Montegrosso, visto con gli occhi di chi lo ama.
“Scriviamo questa lettera aperta per esternare il nostro punto di vista da “cittadini andriesi” su quella che è la realtà del borgo.
La pacifica aria di ruralità è attraversata da contraddittorie dinamiche sociali. E’ stata compromessa la tranquillità del borgo che è uno dei motivi che lo rendono desiderabile da abitare. E’ opportuno che vengano approntati provvedimenti per accelerare la cancellazione di quegli interventi che hanno finito per deturpare il borgo e la campagna circostante, ma soprattutto sarebbe necessario impedire che altre offese al buon gusto e al decoro vengano perpetrate.
Appaiono improvvisamente episodi di degrado, di inciviltà, di violenza e di barbarie, come se questo luogo fosse terra di nessuno, ancor più grave, la presenza di alcuni bulli.
Ci mortifica vedere tale degrado. Come possiamo giustificare tali palesi nefandezze?
Recentemente delle persone sono venute in visita a Montegrosso. Sono rimasti colpiti dalla bellezza del villaggio, dai colori e dal buon cibo, ma ancor di più dal degrado di una borgata che troppo spesso appare abbandonata a se stessa.
Considerando che la popolazione del borgo, dopo una inevitabile fase di invecchiamento, ha cominciato a risalire la china, grazie ai tanti eventi di spiccato interesse culturale che le associazioni locali hanno promosso.
Basterebbe veramente poco a far funzionare questo borgo, bisognerebbe investire sull’educazione civica, investire risorse per la sicurezza, istituire un presidio di Polizia Locale per monitorare realmente e perseguire coloro che il territorio lo umiliano con la loro ignoranza e incuria. Dare una garanzia minima per favorire lo sviluppo di serene e dignitose condizioni di vita.
In questi giorni come se non bastasse sono state sospese due corse di autobus da Andria per Montegrosso.
Inoltre, denunciamoun’incresciosa vicenda di inciviltà che si ripete dal sabato fino alla raccolta dell’immondiziada parte dell’azienda preposta che avviene nella tarda mattinata del lunedì. L’angolo del campo sportivo e l’incrocio di Pezza La Ruga diventano delle discariche a cielo aperto, nonostante il servizio di raccolta differenziata.
Molti incivili avventori che trascorrono la giornata al Borgo approfittano della strategicità di questo punto – in entrata o in uscita da Montegrosso, a seconda del punto di provenienza – per lasciare sacche di spazzatura indifferenziata; i cani randagi nella notte fanno il resto rendendo questi luoghi maleodoranti e indecorosi alla vista dei passanti oltre a creare una criticità igienica.
Ci piace citare un pensiero di una ragazza del luogo Enza Miracapillo: “Miei cari l’ignoranza è il male del mondo. Il male stesso si serve di essa perché debole e servizievole. Quando è radicata non conosce cura. Bisogna agire sulla gioventù affinché anch’essa non sia contaminata”.
Speriamo vivamente che questa lettera possa scuotere gli animi e le coscienze dei nostri concittadini, delle Istituzioni, dei futuri politici e amministratori e delle forze dell’ordine che da troppo tempo fingono di non vedere o di non capire.
Vorremmo che si restasse stupiti della pura bellezza del borgo Montegrosso e che tale stupore, tale positiva meraviglia possa essere il sentimento provato da chi la visita e che ne resti il desiderio di visitarla ancora.
In genere i borghi, dovrebbero diventare un fiore all’occhiello per risvegliare la memoria del passato, rinforzare la coesione sociale, accrescere il senso di identità di una città e di un territorio.
Deve certamente diventare occasione di pubblica opinione, in questa ottica la riqualificazione integrale del borgo esige che qualcosa si faccia per sollecitare la rapida “riconversione”.
In sostanza, si attendono interventi appropriati di carattere sociale e culturale per salvaguardare ciò che rendeva bello un sito abitativo e che garantisce il reciproco rispetto di coloro che lo abitano un centro storico inserito in un più vasto paesaggio agrario.
Ciò significa che una politica culturale di ampio respiro dovrebbe ricercare modi per incentivare lo scambio culturale, accoglienza ma anche di didattica e di apprendimento.
Un’area, in breve, che andrebbe, difesa e salvaguardata” – si conclude così la lettera aperta.