L’aggressione all’ispettore della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Trani, avvenuta negli scorsi giorni, da parte di un detenuto di origini tunisine, già noto per comportamenti violenti, ha sollevato preoccupanti interrogativi sullo stato attuale del sistema penitenziario.
L’ispettore, colpito senza apparente motivo, è stato poi ricoverato in pronto soccorso e ricevuto le dovute cure mediche.
Non possiamo considerare l’episodio appena verificatosi come una vicenda a ciclo auto-conclusivo. Si tratta di un segnale di ridotta sicurezza ed escalation della violenza, perpetrata da decenni, all’interno delle carceri italiane, a cui le istituzioni non hanno ancora saputo dare pronte risposte risolutive.
Le strutture penitenziarie sono sovraffollate, con 63.000 detenuti contro una capienza nettamente inferiore, e il personale penitenziario che è gravemente insufficiente. A livello nazionale, mancano 21.000 agenti, mentre a Trani sono 70 le unità in meno rispetto a quelle previste.
Come si interviene a queste mancanze? Estenuando le unità già presenti e sottoponendoli a turni sfibranti, spesso costretti a lavorare fino a 16 ore senza sosta, in un ambiente dove la violenza diventa quotidiana.
Federico Pilagatti, segretario nazionale del SAPPE, ha sottolineato l’intollerabile aumento delle aggressioni nei confronti del personale. “I detenuti violenti non subiscono conseguenze adeguate, mentre gli agenti sono lasciati soli a fronteggiare una crescente minaccia”, ha dichiarato, evidenziando la grave disattenzione delle istituzioni.
A fronte di questa situazione, il CO.S.P. e il CON.A.I.P.PE. (Confederazione Autonoma Italiana) hanno chiesto misure più severe, tra cui il DASPO penitenziario e l’isolamento dei detenuti violenti.
Domenico Mastrulli, segretario generale nazionale del CO.S.P. (Coordinamento Sindacale Penitenziario), ci ha annunciato quanto segue:
“Quanto accaduto a Trani è grave: un’aggressione non solo contro un operatore di polizia, ma contro lo Stato stesso. Le carceri italiane sono al collasso, con 63.000 detenuti e una carenza di 21.000 unità di personale a livello nazionale…Lunedì 13 gennaio, a Roma, presso la Camera dei Deputati, denuncerò le gravi condizioni delle carceri e il lassismo dello Stato verso le forze dell’ordine, ormai sfiduciate dal sistema politico nazionale e territoriale”.
Le carceri italiane sono bloccate, ferite e sottodimensionate nei mezzi di sicurezza, con la stessa pressione asfissiante dei detenuti che le abitano, che, a volte, costretti anch’essi da barriere e storture riconducibili a politiche nazionali, diventano belligeranti e aggressivi. Il problema non ha vinti o vincitori, ma soltanto vinti.
È urgente un cambiamento radicale, prima che il sistema esplodi definitivamente.