Un percorso sperimentale ma allo stesso tempo abbastanza strutturato che permetterà a studenti provenienti da diverse regioni italiane, di specializzarsi toccando con mano anche ciò che Canosa, vero e proprio museo a cielo aperto, metterà loro a disposizione sia sotto il punto di vista archeologico che culturale.
E’ stato presentato ieri mattina, martedì 12 marzo 2024, in conferenza stampa presso Palazzo Carmelitani l’avvio dei corsi della Scuola di Specializzazione interateneo in Beni Archeologici frutto della convenzione sottoscritta dalla Regione Puglia con il Comune di Canosa e le Università degli Studi di Bari e Foggia.
Quanto ottenuto, vedrà la città ofantina candidarsi a recitare un ruolo da protagonista dell’area adriatica in virtù di un percorso formativo che diventa di fondamentale importanza affinché gli studenti non abbandonino il proprio territorio approfondendo bensì le sue peculiarità in base alle quali sperimentare nuove metodologie di studio.
Sarà proprio Palazzo Carmelitani, messo a disposizione dall’Ente Comunale, ad accogliere i 15 specializzandi ad uso foresteria oltre che ambiente di studio, lavoro, laboratori e conferenze. La convenzione, dalla durata di tre anni, dal 2023 al 2025, prevede uno stanziamento di 350 mila euro per ognuno degli esercizi finanziari con l’impegno da parte della Regione Puglia di finanziare borse di studio triennali.
Sarà poi l’Università di Bari, sede amministrativa della scuola di specializzazione, a provvedere all’erogazione delle otto borse di studio dal valore di 18.000,00 euro lordi annui a cui si unisce il riconoscimento delle spese concernenti il pagamento delle tasse di iscrizione e della tassa regionale per il diritto allo studio ad ulteriori otto studenti meritevoli.
Fondamentale è stato l’impegno del consigliere regionale Francesco Ventola con la proposta di legge avanzata in sede di Consiglio Regionale e successivamente approvata, dando così la possibilità agli studenti di usufruire di tutti gli strumenti didattici che i due atenei metteranno a disposizione. Gli studenti, provenienti da diverse regioni italiane, avranno l’opportunità di attuare pratiche di studio e vita comunitaria vivendo direttamente l’archeologia con cantieri di scavo e ambiti di approfondimento che spaziano dall’età del bronzo a quella contemporanea.
Soddisfazione è stata espressa dal Sindaco di Canosa Vito Malcangio che ha tenuto a sottolineare come continui senza sosta il costante impegno dell’Amministrazione Comunale nel valorizzare il patrimonio cittadino mettendolo a disposizione di giovani archeologici, così come previsto nel programma di governo.
La direttrice della Scuola di Specializzazione interateneo in Beni Archeologici, prof.ssa Roberta Giuliani ha rimarcato invece l’importanza dell’esperienza per gli studenti che potranno misurarsi in un nuovo contesto, sulla scorta dei risultati raggiunti dai due atenei.
«Crediamo fermamente nel progetto ed offriamo agli attuali e futuri allievi un bagaglio di competenze culturali, scientifiche e professionali: la validità e l’innovazione del progetto nascono dalla condivisione di forze, risorse e professionalità» ha affermato il prof. Riccardo Di Cesare, ordinario di Archeologia Classica Università dell’Università degli Studi di Foggia che ha poi chiosato ribadendo il pieno sostegno e supporto al progetto.
Sono intervenuti, altresì, alla conferenza stampa il Coordinatore del Dottorato PASAP – Docente della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, prof. Giuliano Volpe, il Direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università di Bari, prof. Paolo Ponzio, il docente della scuola di specializzazione e membro del Comitato di Consulenza Tecnico-Scientifico e Culturale, prof. Matteo Ieva, la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Canosa, dott.ssa Anita Rocco, l’Assessore alla Cultura Cristina Saccinto e il vice-presidente della Fondazione Archeologica Canosina Nicola Luisi.
La scuola di specializzazione, modello da seguire in tutta Italia, si candida quindi ad essere un punto di riferimento non solo nel panorama regionale ma anche nazionale: è questo, un ulteriore passo nell’affermazione culturale ed archeologica a più livelli della “piccola Roma”.