“Sia consentita una breve premessa, al fine di chiarire e ristabilire la verità dei fatti, a molti sconosciuta, non ancora ben chiari perché non avendo conosciuto mio fratello Pietro e la mia famiglia ovvero avendola conosciuta troppo tardi dopo il 1990 quando Pietro aveva terminato la sua carriera sportiva, da molti anni evocano deliranti affermazioni” – inizia così la nota a firma del fratello del noto atleta barlettano Pietro Mennea, l’avv. Vincenzo Mennea, a proposito delle polemiche dei giorni scorsi sul mancato svolgimento del Mennea Day.
“Da anni la famiglia Mennea (dei miei genitori, e fratelli defunti) è destinataria di attacchi diffamatori, aggressioni verbali, denigrazioni, che spesso si possono riscontrare in deliranti e squallidi contributi che spesso degenerano in diffamazione e calunnie nei confronti della famiglia Mennea, che si pongono in diretta correlazione e contrapposizione con l’interesse della figura e immagine di Pietro, nel momento in cui si vuole raccontare falsamente la vita, le origini, la carriera dello stesso.
Titolare del diritto di far riferimento alla famiglia Mennea è solo lo scrivente essendone (figlio) in caso dell’esistenza di altro figlio/a in caso di disaccordo decide il Tribunale.
Da ribadire ove ve ne fosse bisogno che Pietro Mennea ha iniziato la propria carriera con L’AVIS, per pochissimi anni, da ricordare per chi non esisteva ancora che nel 1972 alle Olimpiadi di Monaco Pietro si presentò e corse con sei mesi di preparazione sotto la guida del Prof. VITTORI.
Pertanto Pietro non deve nulla né alla società né a terze persone. Tutte le fandonie raccontate e che si continuano a raccontare sono tutte false che superano ogni possibile limite dell’art. 21 Cost. da tutti superato e non rispettato, così dicasi del diritto di cronaca che ha sempre dei limiti, storiografia, fiction che ha creato una verità distorta della realtà che si può definire senza essere smentiti un “falso storico”.
Ben vengano tutte le manifestazioni che vanno fatte su PIETRO come atleta, si possono mandare in onda le oltre 500 gare corse nella sua carriera sempre ad altissimo livello, infatti le gare, i risultati sportivi per un atleta sono le uniche cose che possono parlare e che la gente vuole vedere.
La questione cambia se si vuole fantasticare sulla vita privata, sui luoghi dove ha vissuto, gli inizi della sua carriera, i finti allenamenti eseguiti in luoghi immaginari, le salite, le discese, (Pietro non aveva uno straccio di programma, sino a quando non incontrò VITTORI) raccontata e costruita falsamente su altrettanti falsi articoletti di giornale, o da chi non ha vissuto accanto, estraneo alla vita sportiva del campione, ma attinge solo da fonti non veritiere.
In tale ottica l’interesse di chi scrive è finalizzato a che non vengano riproposte mai più vicende ormai superate dal tempo, obsolete, vacue, fatue, che si pongono in diretta correlazione e contrapposizione con l’interesse alla non divulgazione di fatti che non hanno più attualità nel presente, bisogna rispettare a tal riguardo la memoria di altre persone ormai defunte, che hanno tutto il diritto a essere rispettate e a non vedere ritornare il rimosso, il passato fasullo, che oggi così come allora rappresenterebbe un’offesa per la famiglia Mennea con il ritorno di ricordi dolorosi che non sono per niente piacevoli, cioè meglio, ad essere dimenticati e a non essere più ricordati.
Questo principio deve essere per tutti la corretta applicazione di comportamento, quando un determinato fatto è stato assimilato pruriginosamente dalla massa, e conosciuto da un’intera comunità, presupposto e che l’interesse pubblico, sotteso alla divulgazione, sia ormai scomparso fa riacquistare alla notizia la sua natura originaria di fatto privato.
Questa situazione deve finire, le offese ricevute e che si continuano a perpetrare hanno da sempre indignato la famiglia Mennea che si è vista attribuire falsità diffuse ad arte per cercarne di colpire l’immagine o creare una verità distorta.
Si è voluto creare di Pietro una falsa immagine del povero ragazzo cresciuto di stenti nel profondo sud senza risorse, senza pista […] si è voluto fare del vittimismo, NIENTE DI PIU’ FALSO, si continua soprattutto dopo la morte a rilevarne la superficialità e l’ipocrisia, ma alla massa questo piace?
Si vuole diffamare una persona per crearne una immensa popolarità che ha circondato per quasi 50 anni la figura di Pietro, e la famiglia Mennea, così come in passato la figura di Pietro ha concentrato su di sè tante polemiche e incertezze, così ancora oggi purtroppo si continua a mistificare la realtà, favoleggiare, perché questo conviene a chi deve speculare e approfittare del momento, è vero il contrario Pietro ha tratto sin da subito cospicui guadagni e ha fatto bene perché ha sacrificato gli anni più belli della sua vita.
La popolarità di un campione fa comodo a chi deve approfittarne e confondere il pubblico tra cos’è la realtà e la favola.
Pertanto basta sfruttare il nome di Mennea e di voler trarne un ingiusto profitto, senza dissimulare la realtà esterna.
Per concludere valgano per tutti le parole di mia madre dette nel 1972 in una intervista il giorno delle Olimpiadi di Monaco “qui si sono un po’ inalberati con certi giornali che per il gusto del pittoresco, hanno inventato per Pietro un’infanzia di fame, di piedi scalzi, ed hanno definito Barletta una bidonville”.
‘Non nuotiamo nell’oro dicono marito e moglie, ma non abbiamo mai fatto mancare niente a questi ragazzi, altro che fame! Chiamarci una famiglia di poveracci, significa soltanto fare della cattiveria gratuita. Queste cose fanno male anche a Pietro’. Chi ha tutti i ritagli di giornali dovrebbe avere letto quanto sopra.
Lascio ai barlettani per bene farsi una idea di quanto sopra” – conclude l’avv. Vincenzo Mennea.