Non accennano a placarsi le polemiche scatenate in piena estate da Flavio Briatore allorché l’imprenditore ha avanzato dubbi sui prezzi modici e sulla qualità delle materie prime utilizzate dai pizzaioli italiani e napoletani in particolare. Sollevando così un autentico vespaio ed un conseguente polverone mediatico.
Anche nella Bat non sono mancate le reazioni stizzite da parte di numerosi operatori del settore. Ma una replica silenziosa, nei fatti cioè, è giunta di recente da due “specialisti” della trattoria tipica “Borgo Montegrosso”, nella ridente frazione rurale di Andria.
Qui Giacomo Sinisi e Riccardo Liso hanno inteso respingere la provocazione al mittente, riaprendo silenziosamente la querelle con una proposta semplice, genuina, gustosa, popolare e, soprattutto….risparmiosa. Il che di questi tempi non guasta mai.
Nasce così, proprio a Montegrosso, la Pizza all’Acquasala, il contraltare rustico, artigianale e naturale alla Crazy Pizza di Briatore.
“Niente Pata Negra, niente Beluga, niente Alici del Cantabrico, niente Bottarga, niente costosissimi ingredienti… Per una buona “Tonda all’Acquasala” bastano farina doppio zero, extravergine di oliva cultivar coratina, acqua, sale, un pizzico di zucchero.
Seguirà una lievitazione canonica di circa 12 ore con lievito madre, la stesura a mano con uno spessore di qualche millimetro, ed una cottura adeguata in forno a legna per non più di due minuti. Il condimento? Un pizzico di fiordilatte rigorosamente andriese ed un <trito> di pomodorino ancillotto, cipolla rossa di Acquaviva, barattiere, aglio, buccia di limone, extravergine, sale e origano quanto basta.
Solo ingredienti naturali senza l’aggiunta di conservanti, additivi ed aromi. Il risultato? Una prelibatezza! Provare per credere”.
Quanto alla tesi di Briatore sul fatto che il costo di una pizza tradizionale, sana e genuina, non possa matematicamente assestarsi sui sei-sette euro (pena una qualità scadente del prodotto) Liso e Sinisi non hanno dubbi.
“Sciocchezze. Tale prezzo è giusto e congruo e garantisce, al tempo stesso, qualità al consumatore e ristoro al pizzaiolo. Il resto è polemica sterile e strumentale di chi vuole giustificare l’insulto di una pizza a 65 euro, magari con un prosciutto pregiato da gustare a 21 gradi, letteralmente sprecato ed alterato dalla temperatura della stessa pizza”.