“Essere un presidio culturale e sociale è una responsabilità, un impegno e talvolta una vocazione. Non ci possiamo nascondere: è difficile” – inizia così la nota accorata di CapitalSud, l’associazione di promozione sociale che gestisce il centro culturale andriese.
“In quasi un anno di gestione, in Officina San Domenico ci siamo trovati a fare fronte a situazioni di tensione, vandalismo, vera e propria violenza. Abbiamo scelto una modalità educante e non punitiva.
Abbiamo cercato il dialogo, non l’esclusione.
Ma questa mattina ci siamo svegliati davvero sconfortati: per la seconda volta, abbiamo subito un altro furto in meno di dodici mesi.
Il danno, stavolta, è minimo. Chi è entrato nel nostro bar ha avuto una sorpresa amara e ha deciso di accontentarsi di pochi spiccioli e qualche bottiglia di alcol. D’altronde, lo sapeva addirittura il vecchio ministro Tremonti che con la cultura non si mangia, figuriamoci diventare ricchi con un bar in uno spazio culturale.
Non è il danno che ci rattrista.
È questa sensazione di impotenza che ci amareggia. Questo essere una cattedrale nel deserto, che non si può sostenere con poche pacche sulle spalle.
Non ci possiamo nascondere: noi, come La Fabbrica, siamo due presidi culturali in due zone difficili. Non sarà un concerto o una bella serata a salvare il mondo, ma tutto quello che succede intorno si.
E da soli, gli spazi culturali, sono solo la preda di chi ci vede come una minaccia o un obiettivo facile.
Ignorando la fatica, le ore non retribuite, la ricerca, l’entusiasmo che c’è dietro un posto come questo in cui non girano grandi soldi, ma grandi risorse, soprattutto umane” – concludono la nota.