Oggi, sabato 8 maggio, si celebra la Giornata Mondiale degli Uccelli Migratori, importante ricorrenza lanciata nel 2006 da AEWA (Accordo per la Conservazione degli uccelli migratori afro-asiatici), successivamente dal 2018 estesa a tutto il globo come World Migratory Bird Day.
Da allora, due volte l’anno, il secondo sabato di ottobre e il secondo sabato di maggio, l’iniziativa tende a promuovere a livello globale azioni in aiuto degli uccelli migratori, e allo stesso tempo mirate alla conservazione degli habitat necessari alla loro sopravvivenza.
Per quanto le giornate internazionali rappresentino un momento di festa, purtroppo spesso esse sono state istituite per porre l’attenzione dell’opinione pubblica su pericolosi trend in atto, come spesso accade quando esse si rivolgono a fenomeni legati al mondo naturale.
Così anche in questo caso, occorre ricordare come delle quasi 2.000 specie di uccelli migratori presenti al mondo, purtroppo ben 336 (pari al 17% delle stesse), rientrino in categorie di minaccia a livello globale, ossia nelle classi di rischio più critiche tra quelle messe a punto dall’IUCN (International Union for Nature Conservation), per valutare lo status delle popolazioni delle specie selvatiche a livello mondiale.
Tra le principali minacce globali che impattano la conservazione degli uccelli migratori ritroviamo la perdita/degradazione di habitat, l’intensivizzazione colturale, la caccia illegale e le pratiche illegali di cattura, senza infine dimenticare le collisioni con infrastrutture e gli interventi forestali.
Il difficile contesto ambientale e le sempre più frequenti manifestazioni legate alla crisi climatica, oltre ad esasperare tali criticità , ne creano delle ulteriori. Ad esempio, il forte declino delle popolazioni di rondone (Apus apus) – specie simbolo della migrazione primaverile alle nostre latitudini -, registratasi nei nostri territori in questi ultimi anni, è con ogni probabilità soprattutto una diretta conseguenza degli sconvolgimenti e dell’instabilità climatica dovuti al climate change.
Per quanto concerne invece le catture e le uccisioni illegali, che purtroppo non risparmiano neanche le specie particolarmente protette, l’Italia detiene ancor oggi un deplorevole e inammissibile primato tra i paesi mediterranei, dove complessivamente sono uccisi annualmente durante il transito migratorio 25 milioni di uccelli.
Il Mediterraneo è uno dei luoghi del mondo più importanti per le migrazioni degli uccelli, attraversato com’è da numerose rotte migratorie (flyways), veri corridoi utilizzati dalle differenti specie migratrici. Nella fattispecie l’Italia, per la sua collocazione al centro del Bacino, e per rappresentare di fatto una sorte di ponte tra Africa e Eurasia, assume in tal senso un enorme rilievo.
Così, in questo periodo, quando ormai le specie di uccelli svernanti hanno abbandonato le nostre terre per spostarsi più a nord, il nostro paese è interessato dalla migrazione pre-riproduttiva, quella che consentirà alle differenti specie di raggiungere i luoghi di riproduzione.
Ecco dunque spiegato perché per la conservazione delle specie migratorie, diventano fondamentali gli ambienti da cui la vita dei nostri amici pennuti dipende. Amici quanto mai avventurosi, capaci di volare per migliaia di chilometri nel caso delle specie che compiono lunghe migrazioni, e addirittura sorvolare l’intero Oceano Pacifico, come nel caso eclatante della pittima minore (Limosa lapponica): un maschio della specie nella sua migrazione post-riproduttiva ha coperto 12.000 km dall’Alaska alla Nuova Zelanda, ininterrottamente!
Se come abbiamo premesso l’Italia è un territorio ideale per l’osservazione degli uccelli durante il transito migratorio, esistono comunque dei luoghi che per collocazione, risultano particolarmente favorevoli in tal senso, come valichi, piccole isole e bottlenecks*.
Anche nel poco esteso territorio provinciale della BAT, si annoverano dei siti particolarmente importanti per il transito migratorio.
In primis, ovviamente le Saline di Margherite di Savoia, uno dei più importanti crocevia (oltre che area di sosta e riproduzione), per numerosi uccelli acquatici. Ma anche il territorio dell’Alta Murgia, grazie alla sua dotazione di pseudosteppe, è un sito fondamentale per specie di uccelli legati a tali ambienti sempre più rari nel paese.
Tra questi numerosi rapaci diurni, alaudidi, zigoli, averle, tutti taxa che contemplano specie di estremo interesse per la conservazione. Un ruolo importante per la migrazione nel territorio provinciale è svolto infine anche dall’Ofanto; infatti la presenza di una densa fascia ripariale che caratterizza il più importante corso d’acqua pugliese, eleva la potenzialità di tale elemento nastriforme in termini di connessione ecologica, funzionalità documentata anche nel caso della migrazione degli uccelli.
Ciò significa che lungo l’Ofanto sarà possibile ammirare uccelli in migrazione, che magari risalgono la linea di costa e poi scelgono tale corridoio per raggiungere siti idonei nell’entroterra (e viceversa).
E allora indossiamo gli scarponcini, e muniti di una bella camera rechiamoci in uno di questi luoghi, provando ad immortalare qualche individuo delle numerose straordinarie specie che in questo periodo raggiungono le nostre terre per riprodursi, o solo per fare una piccola sosta e poi proseguire nella propria rotta.
E se pur, complice anche la nostra inesperienza, non riuscissimo a catturare nessuno scatto di albanella, falco di palude, nibbio bruno…, avremmo comunque trascorso una bella giornata immersi nella natura. Possibilmente, lasciando lo smartphone sul comodino prima di partire.
*Stretti e più in generale brevi attraversamenti di mare; nella nostra regione un esempio è il Capo d’Otranto.
A cura del dott. Rocco Carella