Ritorna al suo antico splendore una delle opere inedite della città di Barletta custodita nella chiesa di Sant’Andrea: il “Cristo morto”, scultura lignea del XVI secolo più volte ridipinta nel corso dei secoli, fino ad occultare il prezioso modellato e strato policromo originale, che solo oggi possiamo ammirare in tutta la sua bellezza.
«Non posso non confidarvi – dichiara il parroco, don Francesco Fruscio – che, appena sono arrivato in questa parrocchia (1 settembre 2019), mi fu subito segnalato che la statua del Cristo Morto era l’opera che necessitava di un urgentissimo restauro».
Nel febbraio 2020, per volontà del parroco e dei fedeli della parrocchia che lodevolmente hanno contribuito economicamente al restauro, è stato posto ad approvazione dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi e della Soprintendenza di Foggia e Barletta-Andria-Trani.
Restauro affidato al restauratore Cilli Cosimo che dopo un’attenta analisi diagnostica stratigrafica ha potuto liberare la scultura da tutti quelli che erano gli elementi estranei, fino al raggiungimento dello strato originale.
«Opera – dichiara Cosimo Cilli – martoriata nel tempo sia dall’azione dell’uomo con ripetuti interventi grossolani, sia dall’azione della natura perché attaccata su tutta la superfice da insetti xilofagi (tarlo) che hanno compromesso la struttura rendendola friabile.
L’intervento è consistito in un importante consolidamento strutturale e pulitura chimico-meccanica terminato con un’integrazione cromatica eseguita mediante la tecnica della selezione cromatica che ha ricostruito solo nelle parti lacunose lo strato cromatico a perfetta imitazione dell’originale, consentendo una lettura omogenea del manufatto».
«Particolare molto interessante – conclude don Francesco Fruscio – emerso durante la pulitura è stata la scoperta degli occhi del Cristo che appaiono semi aperti e differenti l’uno dall’altro. Elemento che ci porta a pensare che l’opera si posiziona in una fase di risveglio preresurrezionale che caratterizza l’opera adesso consegnata agli storici dell’arte per gli studi specifici».