Nasce dalla rivolta nel carcere di Trani la storia del Gis, Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri che quest’anno ha festeggiato 40 anni della sua Costituzione. Le immagini del video, pubblicato su canale YouTube dell’Arma dei Carabinieri, ci mostrano i momenti salienti del blitz del Gis: sul tetto del supercarcere tranese, l’arrivo dell’elicottero, di posizionamento degli uomini, il conflitto a fuoco. Momenti terribili vissuti in città, un blitz che a dicembre del 1980 ha segnato il “battesimo operativo” del Gis.
La rivolta lo ricordiamo avvenne il pomeriggio del 28 dicembre 1980 da parte dei detenuti del carcere tranese.
Professionalità, coraggio, senso del dovere le caratteristiche degli uomini del Gis, il Gruppo Speciale costituitosi il 6 febbraio 1978 in piena emergenza terrorismo. Tanti gli interventi, tanti i successi: la cattura di latitanti i sequestratori, la neutralizzazione di pericolosi terroristi, la liberazione di ostaggi. Una forza di altissima specializzazione di cui l’Italia è orgogliosa.
Allincursione nel carcere partecipo anche Vincenzo Napolitano, brigadiere agente di custodia tranese insignito di medaglia al valore militare per il coraggio e l’abnegazione al dovere nell’essersi reso disponibile a partecipare col commando dei GIS all’incursione all’interno del supercarcere di Trani dove era in atto la rivolta delle Brigate Rosse. 18 gli agenti di custodia presi in ostaggio. I brigatisti detenuti a Trani rivendicavano il sequestro del magistrato D’Urso che era a capo della “Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena” presso il Ministero di Grazia e Giustizia, lo stesso per cui lavorava Enrico Galvaligi, il generale che da Roma guidava le operazioni a Trani. Era un chiaro attacco al sistema penitenziario.
“Ricordi indelebili nella mia mente, racconta il figlio Christian Napolitano che sono tornati prepotentemente a galla.
A mio padre, che oggi non c’è più, e che allora aveva 38 anni, gli venne chiesto di partecipare al blitz in quanto profondo conoscitore della struttura carceraria e degli agenti. I terroristi avevano denudato gli agenti sequestrati e legati ai water nei bagni e indossato le divise per confondere i carabinieri. Fatta l’incursione, un terrorista in divisa di agente, confidando nel equivoco generato tra gli uomini del GIS, attentò con un grosso coltello da cucina sorprendendo un militare e mentre sferzava i fendenti potenzialmente mortali, mio padre, non facendosi sopraffare dal momento concitato, esplose diversi colpi con una pistola all’indirizzo del terrorista facendo ben attenzione a non mirare in punti vitali, ma ferendo e neutralizzando il nemico con una raffica di colpi bersagliando genitali e arti inferiori, preservandolo da morte certa.
Ci tengo a precisare che mio padre non era armato al momento del blitz. Fu un collega a passargli la pistola da sotto ad un cancello in quanto si accorse del pericolo in corso. Per quest’arma mio padre fu poi processato a Parma e poi prosciolto”.
Tira dritto Christian a raccontare, anche se la voce tradisce l’emozione.
“Erano brigatisti abili – continua – gente acculturata, universitari. Per far saltare i cancelli del carcere costruirono bombe con macchinette del caffè, shampoo, sale e aceto”.
Il blitz fu un successo: i GIS, senza provocare morti, liberano gli ostaggi e riportano l’ordine nel supercarcere. Due giorni dopo però, le Br reagirono uccidono il generale Enrico Galvaligi.
Il racconto di Christian Napolitano termina con una strana coincidenza, per lui un chiaro segnale.
“A 30 anni – dice – sono andato a lavorare in Alto Adige e casualmente ho scoperto che il comandante dei carabinieri del mio paese era uno degli uomini del Gis che partecipò al blitz nel carcere di Trani e che conosceva bene MIO PADRE”.