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mercoledì, 12 Marzo 2025
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“Chimera”, il nuovo album della giovane promessa Roberta Gentile: la recensione

"Chimera" è il secondo album di Roberta Gentile, il seguito del successo internazionale “Bring it on” che fu registrato in compagnia di Bluey degli Incognito

“Chimera” è il secondo album di Roberta Gentile, il seguito del successo internazionale “Bring it on” che fu registrato in compagnia di Bluey degli Incognito.

Questo disco è un viaggio alla scoperta del mondo della cantante, in particolar modo del suo io interiore, attraverso sonorità sempre nuove.

Innanzitutto viene accantonato l’inglese per recuperare la lingua natia, che non è solo l’italiano, ma quella della sua terra. “Sogna uagnedda me” canta in una specie di discorso allo specchio, dove insieme alla voglia di raggiungere gli obiettivi agognati, si intravedono i propri lati oscuri, le “Onde nere”, titolo del pezzo.

Ci sono canzoni che prendono varie sfaccettature dell’amore come “Monosillabi”, che tratta di una storia che fatica ad esistere e vede la collaborazione di Antonio Faraò al piano, oppure “Come si fa (Senza Luce)” dove due amanti diventano estranei in un duetto mozzafiato con Davide Shorty, o “Via da me”, accompagnata dalla chitarra di Luca Mantovanelli, dove si parla di amore tossico, e il pezzo più funk dell’album, “Criminale”, una possibile futura hit radiofonica. La parte più interessante del disco, però, è proprio il continuo confronto con la sua parte fragile.

“Non lo faccio più/di stare in piedi fino all’alba/pensare solo con la pancia” canta in “Krav Maga”, dov’è l’ansia a farla da padrone, alla continua ricerca della pace (“calmati, calmati, calmati!”); lo stesso sentimento percorre “Iene”, dove si percepisce tutta la fragilità dell’esistenza, alla quale Roberta cerca di rispondere con la riscoperta delle radici.

“Pezzi di cuore”, infatti, è una lunga passeggiata nella propria città, pervasa di nostalgia e consapevolezza, dove si cerca di ritrovare se stessi, ma è in “Chimera”, che non a caso dà il titolo al disco, che la dualità della cantante esce più allo scoperto.

La chimera nella mitologia è un mostro formato da diversi animali, così come può essere interpretato come un sogno che sembra irraggiungibile. Roberta si rimette davanti allo specchio per guardarsi dentro, confrontandosi con l’altra sé (“Non lo so proverò a parlartene/se almeno tu sarai un po’ mia complice”), mettendosi a nudo, come nel video che accompagna la canzone, che non vuole essere un atto voyeuristico, quanto un togliere i veli davanti a chi si mette all’ascolto, con la musica, come le onde del mare, a lavare via i propri demoni.

Restando nella dualità, è interessante anche il contrasto tra “Ninna nanna”, con Beppe d’Onghia al piano, nenia di Carpino dedicata ad una bambina (A Nina), dove la delicatezza della voce di Roberta sembra invocare protezione dalle minacce del mondo rappresentate dagli archi, e “Di Schiena”, in cui si esprime la perdita, la mancanza, se non proprio la morte.

In “Le Rondini”, rivisitazione del brano di Lucio Dalla, Roberta spicca il volo, accompagnata dal violino di sua sorella Giulia che le mette le ali, curando completamente l’arrangiamento d’archi del brano. L’artista vola in alto, cercando di dare un senso a tutte le fragilità della vita, le proprie, come quelle di qualsiasi abitante del mondo, e lo fa con l’unica cura che conosce meglio: la musica.

Una piccola stella sta per nascere nel panorama artistico nazionale ed il tempo dirà quanto sarà forte la sua luce.

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