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venerdì, 17 Gennaio 2025
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Molfetta – Omicidio nella discoteca “Bahia Beach”: i NOMI e l’esatta ricostruzione degli eventi

I Carabinieri della Compagnia di Molfetta hanno eseguito una misura cautelare custodiale nei confronti di 2 persone indagate per detenzione e porto di armi da fuoco

I Carabinieri della Compagnia di Molfetta hanno eseguito una misura cautelare custodiale nei confronti di 2 persone indagate per detenzione e porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

E’ stato possibile far luce sulle fasi e sulle motivazioni dell’omicidio di LOPEZ Antonia e sui contestuali tentati omicidi di PALERMITI Eugenio, CRUDELE Francesco, RANA Davide e CEGLIE Gianmarco, fatti avvenuti a Molfetta la notte del 22 settembre 2024, all’interno della discoteca “BAHIA BEACH”, attribuiti tutti al giovane LAVOPA Michele, attualmente in stato di custodia cautelare per tali fatti.

Come già noto, nel corso di quella serata, un folto gruppo di giovani baresi (tra i quali vi era PALERMITI Eugenio [1]) ha avuto accesso senza pagare e con prepotenza all’interno della detta discoteca, sfondando la linea di sicurezza gestita da alcuni buttafuori.

Il predetto gruppo, una volta entrato, ha incrociato la comitiva di LAVOPA Michele, costituita sempre da giovani baresi, con la quale vi erano pregressi dissapori. Secondo la ricostruzione dei fatti accolta dal Gip, la situazione è degenerata rapidamente e il PALERMITI ha portato la mano alla cintura, o alla tasca, inducendo il LAVOPA ad estrarre la pistola che deteneva ed aprire il fuoco in mezzo alla folla di giovani presenti.

Come si ricorderà, tra i bersagli dei suoi colpi c’erano LOPEZ Antonia, che si trovava in compagnia di PALERMITI e che è morta poco dopo, quest’ultimo e tre suoi amici, CRUDELE Francesco, RANA Davide e CEGLIE Gianmarco, rimasti gravemente feriti e ricoverati presso Policlinico di Bari.    

Le prime indagini hanno consentito di ottenere un grave quadro indiziario a carico del LAVOPA, ma il seguito delle investigazioni ha permesso di acquisire gravi indizi anche a carico di PALERMITI Eugenio e, in particolare, in ordine al fatto che, quella notte, anche lui fosse armato, all’interno del locale “BAHIA BEACH”.

Dopo la sparatoria, l’arma è stata occultata e non più rinvenuta. Ma le indagini hanno permesso anche di ricostruire un grave quadro indiziario a carico del PALERMITI in ordine alla detenzione di altre due armi da sparo, una delle quali era stata introdotta, diversi mesi prima dall’evento in questione e con la complicità dell’amico PARISI Savino jr[2], all’interno del locale Divinae Follie di Bisceglie, nel corso di una serata danzante; in tale occasione, grazie alla compiacenza di alcuni buttafuori, i due erano riusciti a nascondere l’arma, eludendo un controllo in atto delle forze di polizia.

Va sottolineato il fatto che le vicende oggetto delle indagini si inquadrano in un più vasto e allarmante fenomeno, costituito dall’abitudine dei giovani frequentatori di luoghi di ritrovo di Bari e località vicine, per lo più rampolli di famiglie storicamente inserite in contesti di criminalità, di recarsi armati, disposti a confrontarsi apertamente e sfacciatamente con altri gruppi, allo scopo di affermare la propria caratura ed incutere timore e soggezione anche in coloro che, pur frequentando gli stessi luoghi, sono estranei alle logiche malavitose.

Altro aspetto da porre in risalto è la facilità con cui le armi vengono introdotte all’interno dei locali notturni

[1] nipote dell’omonimo nonno, gravato da precedenti penali per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché figlio di pluripregiudicato e attualmente detenuto per il duplice agguato mafioso verificatosi a Bari il 24.09.2018, in cui morì Walter Rafaschieri e rimase gravemente ferito suo fratello Alessandro).

[2] Nipote di PARISI Savino noto capo dell’omonimo clan di Bari, condannato per associazione a    delinquere di stampo mafioso.

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