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domenica, 22 Dicembre 2024
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Rischio asili nido chiusi dopo i PNRR. La sindaca di Andria: “Sud penalizzato. Sindaci pronti alla protesta”

"Per via dei tagli ai fondi gestione i tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi"

«Per via dei tagli ai fondi gestione i tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi – spiega la presidente ALI Puglia Giovanna Bruno, Vicepresidente nazionale ALI e sindaca di Andria -.

La vicenda è stata portata alla luce da alcuni giornalisti che stanno seguendo l’evoluzione di un tema scottante che ancora una volta vede penalizzato il Sud, i bambini del Sud e le mamme e le famiglie del Meridione.

Stiamo assistendo ad una vera e propria truffa, giustificata con la Legge di Bilancio 2025. La legge di Bilancio 2022 (art. 1 comma 172), infatti, fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti con l’obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell’erogazione del servizio di asilo nido.

Una misura con cui per la prima volta in Italia si definiva finalmente un Lep (Livello essenziale di prestazione) e lo si finanziava gradualmente in cinque anni».

«Oggi in uno degli allegati al Piano strutturale di bilancio è scritto che il diritto all’asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale, ma del 15% a livello regionale – denuncia la sindaca – un taglio che allargherà il divario fra Nord e Sud. Non possiamo accettare una tale beffa. 

Le senatrici del PD hanno annunciato un’interrogazione che sarà presentata in questi giorni. Noi sindaci siamo pronti alla protesta. E con noi tutte le comunità che si vedono defraudate di un Diritto essenziale».

«I Comuni, ed i Comuni del Sud Italia in particolare, hanno investito molto nel PNRR, avendo visto in esso un modo per provare a rialzarsi dopo la batosta mortale del Covid. Abbiamo individuato i gap che la stessa pandemia aveva esasperato e spinto per fare investimenti.

Proprio nel diritto ai servizi all’Infanzia molte famiglie avevano sperato, per ampliare l’offerta sul territorio in termini di prestazioni per i bambini e le bambine. Stretti da una grave crisi demografica deludere un’aspettativa così importante non è certo il modo per incentivare le famiglie a pensare ad un progetto di genitorialità».

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