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venerdì, 20 Settembre 2024
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Dialoghi di Trani, libera informazione e libertà di stampa: ieri il convegno in piazza Quercia

Ospiti il giornalista Sigfrido Ranucci, la giornalista Giovanna Botteri e il giornalista capo redattore di Repubblica Bari Domenico Castellaneta che modera

Piazza Quercia, Trani, una delle città meridionali più belle d’Italia. Un tardo pomeriggio tiepido, ha smesso di piovere da poco, pozzanghere ovunque e le sedie sul fondo bagnate: tutti quelli che vogliono sedersi devono asciugarle con mezzi di fortuna e ne vale la pena.

La cattedrale sullo sfondo, oltre il mare, maestosa e silenziosa guarda, accudisce e protegge il piccolo porto e le barche ormeggiate. Si prepara ad ascoltare. Domine, non sum dignus.

Siamo ai Dialoghi di Trani, creatura meravigliosa, di condivisione umana e culturale, cresciuta e diventata grande quanto basta a stupire ogni anno sempre di più. Il tema è Libera informazione e libertà di stampa.

Ospiti il giornalista Sigfrido Ranucci, la giornalista Giovanna Botteri e il giornalista capo redattore di Repubblica Bari Domenico Castellaneta che modera.

Umili, coraggiosi e diretti. È la prima impressione ma resta confermata per tutta la durata della chiacchierata. Si parla di giornalismo e di verità. La libertà di stampa è un bene pubblico. E certi giornalisti rappresentano dignitosamente un Italia che non si rassegna a morire. Raccontano ciò che accade senza stare né da una parte né dall’altra. Sono là dove le cose succedono. Urlano e sussurrano con rispetto dei vinti e dei vincitori. Raccontano tutto.

I giornalisti devono essere i cani da guardia del nostro Paese. Ma sono ridotti spesso al silenzio da richieste di risarcimento danni esose e da un delirio normativo. L’Italia dovrebbe essere un paese cui non occorre chiamare eroi coloro che rubano la verità alla menzogna e al silenzio dei potenti, ma sono solo parole.

Giovanna Botteri, senza trucco, una donna di una dignità espressiva esemplare e da una grande esperienza giornalistica: racconta di quando Rai3 era l’unica di casa Rai a non imporre il gobbo ai suoi giornalisti che scrivevano i pezzi da sé e se ne assumevano la responsabilità. Sigfrido Ranucci parla a ruota libera, entusiasma, senza filtri, è serio ma non disdegna l’umorismo. Dedica il suo libro La scelta ai suoi genitori, a suo padre che lavorava nell’Arma della Guardia di Finanza.

E ricorda una frase di Gaber: La coscienza è come l’organo sessuale, o fa nascere la vita o fa pisciare. E si fa una piccola dedica ai giornalisti che a malapena guadagnano sette o otto euro ad articolo, scrivendo per testate giornalistiche locali e online. Io sorrido, sono tra quelli, e spesso gratis.

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