Vittima di diverse violenze da parte dell’ex coniuge, si era recata presso il locale commissariato di Corato, dove – a quanto pare – invece di procedere con urgenza come previsto dal Codice rosso, i poliziotti l’hanno rimandata a casa per tre volte.
La vicenda, che ora è tutta da verificare, sarebbe accaduta nel mese di agosto del 2023, dove una donna sarebbe stata sollecitata a tornare a casa e “provare a passare in commissariato in un momento successivo”, in quanto gli agenti erano indaffarati con altre denunce.
Frasi che avrebbero scosso la signora, al punto da portarla a rivolgersi ad altre forze dell’ordine e, in un secondo momento, a denunciare due poliziotti, che proprio in questi giorni hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari dal procuratore di Trani, Achille Bianchi.
Ma ricostruiamo la storia.
Era la vigilia di Ferragosto.
Nonostante il caldo torrido, la signora si è trovata costretta a presentarsi al commissariato di Corato, per segnalare le continue molestie dell’ex coniuge sul quale pendeva già un divieto di avvicinamento, per precedenti atti persecutori, nei luoghi da lei frequentati: lì parte il primo rinvio, il personale invita la signora a ripassare tra due giorni poiché il commissariato era troppo impegnato nel raccogliere un’altra denuncia e si ipotizzava sarebbe andata per le lunghe.
Dopo qualche giorno, precisamente il 16 agosto 2023, il nuovo diniego: I poliziotti erano autorizzati a raccogliere le sue doglianze entro e non oltre le 13. Termine entro il quale gli uffici cessavano di prendere le denunce.
Dichiarazione però smentita dalla Procura:“l’informazione data non risponde al vero e non è conforme ad alcuna disposizione organizzativa del commissariato.”
Il 17 agosto la signora riesce finalmente a formalizzare la querela al commissariato, ma l’odissea continua perché, nonostante il divieto impostogli dalla legge, il 23 dello stesso mese l’ex marito si ripresenta e la donna decide di segnalare nuovamente l’accaduto alla Polizia.
In quella circostanza, lei avrebbe fatto un’integrazione alla precedente denuncia, ma il poliziotto con il quale si interfaccia è diverso da quello che l’aveva accolta il 17 e le dice che l’integrazione deve essere raccolta dallo stesso collega.
Da qui l’esasperazione della donna, che ha deciso di portare tutta la vicenda davanti alla magistratura.
Aldilà delle smentite dei poliziotti che ora si attendono, la vicenda lascia comunque l’amaro in bocca, poiché 120 vittime di femminicidio nel 2023, e già 50 nel 2024, ci fanno ora porre la domanda su quante vite in più sarebbero potute essere salvate con un po’ meno di burocrazia e tecnicismi e magari un po’ più di buonsenso.