Sono stati ufficializzati dopo il Consiglio Comunale, del 3 luglio 2024, gli incrementi previsti per la TARI 2024 ad Andria.
“Fermo restando che differenziare i rifiuti dev’essere una regola di buon senso civico – dichiara Il Presidente del Laboratorio verde Fareambiente, il Dott. Benedetto Miscioscia – oltre che un vantaggio per l’ambiente e il decoro delle nostre comunità, bisogna altresì, ribadire che dopo vent’anni di governi regionali guidati prima da Niki Vendola e poi da Michele Emiliano, la nostra Regione non è riuscita ancora a concretizzare una politica sulla gestione dei rifiuti che si svincoli dal monopolio in mano ai privati che continuano a condizionare il costo della Tari applicata ai cittadini pugliesi che, nonostante l’impegno a differenziare sempre di più, devono subire pure la beffa dell’aumento della Tari, come è stato deciso dal Comune di Andria.“
E’ previsto infatti un +6,13% per il 2024, mentre “auspicato” per il 2025 un + 2,78%
“Un aumento che ci viene propinato dall’amministrazione Comunale come una “captatio benevolentiae” nei confronti dei cittadini andriesi che al di là dell’attenzione posta dalla maggioranza della popolazione a differenziare di più e non certamente per merito del sindaco o degli assessori, si ritrovano a pagare di più con l’aggravante di un pessimo servizio di igiene svolto dall’attuale impresa affidataria. Insomma, oltre al danno anche la beffa. Scontiamo un peccato originale in capo alla Regione da un ventennio dovuto alla mancata attuazione di un piano regionale che dovrebbe prevedere la realizzazione di piattaforme pubbliche per il conferimento dei rifiuti che, invece, continuano a rimanere nelle mani di privati verso i quali l’Ager indirizza i comuni pugliesi di volta in volta, a portare i rifiuti raccolti, talvolta anche fuori regione, con tariffe non calmierate. Insomma, la Puglia dopo vent’anni di promesse di rivoluzionare il ciclo dei rifiuti, dopo aver posto nel nulla il precedente piano Fitto, oggi si ritrova a scontare un grande ritardo nel completamento dell’impiantistica pubblica prevista per la gestione dei rifiuti, con il rischio di finire per rimanere sommersi a causa dell’esaurimento di quelle poche discariche pubbliche esistenti con tanto di preavviso da parte della stessa Ager con nota del 30 aprile scorso inviata alla stessa Regione e a chi la governa, mettendoli in guardia circa le gravi criticità nella gestione dell’organizzazione dei flussi in particolare dei rifiuti di residuo secco o meglio “indifferenziato”. E’ proprio la mancanza di impianti pubblici per il trattamento dell’organico in primis che rappresenta, paradossalmente, uno dei costi maggiori insieme al trattamento dei rifiuti indifferenziati che, in vent’anni, appunto, le giunte di Niki Vendola e di Michele Emiliano non sono riuscite a programmare e mettere al servizio dei cittadini pugliesi per garantire prezzi calmierati al quale, in zona cesarini, la Regione vuole tentare di rimediare con l’operazione Aseco una società partecipata dall’Acquedotto Pugliese e dall’Agenzia Territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti. Intanto, però, ci tocca sorbirci l’aumento della Tari, seppur del 6,5%, anziché del 9%, che finisce per penalizzare la maggioranza dei cittadini che diligentemente e civilmente fanno la raccolta differenziata per godere di un vantaggio in termini di riduzione del costo della Tari e che, al contrario, finisce per trasformarsi in uno svantaggio dovuto principalmente alla responsabilità del governo regionale, al di là dell’impegno che i cittadini devono continuare a metterci per contribuire a ridurre il conferimento di rifiuti indifferenziati o tal quale.”