Proseguono le indagini archeologiche, nelle quali sono impegnate squadre di esperti con l’intento di riportare alla luce testimonianze del passato, stratificate in diverse epoche storiche.
È così che si presenta Canosa di Puglia, interessata da ben due campagne di scavo, distinte ma contestuali, che vedono coinvolti, nel complesso, oltre quaranta tra studenti e docenti delle Università di Bari e di Foggia, su concessione di scavo rilasciata dal Ministero della Cultura alla Fondazione Archeologica Canosina, a seguito della istruttoria condotta dalla Soprintendenza ABAP per le Province di BAT e Foggia.
A Pietra Caduta, esteso spazio funerario situato nella zona meridionale della città, si scava dopo sette anni dalle ultime indagini archeologiche. L’attività di esplorazione, già avviata lo scorso inverno, potrebbe condurre all’ampliamento dell’area funeraria con la scoperta di nuove tombe.
Nelle vicinanze, sulla collina di San Pietro, una zona periferica finora risparmiata dall’espansione edilizia, dopo vent’anni dalle precedenti indagini, un altro team di ricerca è impegnato nelle attività di scavo sul quartiere produttivo artigianale non lontano dall’omonimo complesso episcopale paleocristiano.
Si tratta di un luogo avvolto dal fascino dove avrebbero trovato una prima sepoltura i resti mortali dell’autorevole vescovo Sabino. L’indagine potrebbe condurre a nuove interessanti scoperte sul quartiere destinato alla produzione ceramica di Canosa.
PIETRA CADUTA: LA NECROPOLI
Nella necropoli daunia di Pietra Caduta, già a dicembre scorso, gli studenti di Scienze dei Beni Culturali e Archeologia e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi di Bari – con la partecipazione degli studenti del Liceo Fermi di Canosa coinvolti in incontri di formazione – sono stati impegnati nella bonifica dell’area, nel ripristino delle evidenze archeologiche e nel perfezionamento della base topografica per la corretta georeferenziazione della necropoli. Tutte attività preparatorie all’avvio della campagna vera e propria che, a partire dal 10 giugno, durerà in questa prima fase fino al prossimo 28 dello stesso mese.
Obiettivo dello scavo è l’approfondimento della conoscenza su questo vasto settore funerario periferico risalente al IV – III secolo a.C., dove oggi sono documentate trentatré tombe “a grotticella”. Le tombe sono state depredate nel tempo, ma una parte degli antichi corredi che custodivano sono stati recuperati e potranno svelare molto sul rapporto con l’insediamento daunio, sui rituali funerari e sul profilo degli abitanti che qui erano sepolti.
Alla guida del team UniBa, la prof.ssa Raffaella Cassano, direttrice di scavo, e l’archeologa Maria Silvestri, direttrice scientifica del progetto, le quali non escludono che la campagna nel suo complesso possa portare anche all’ampliamento dell’area oggi conosciuta. L’indagine in corso potrebbe, in definitiva, portare anche a scoprire nuove tombe, oltre alle numerose già censite nella zona, ed a una riperimetrazione dell’insediamento.
Un traguardo raggiunto in sinergia tra la FAC – Fondazione Archeologica Canosina – la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta – Andria – Trani e Foggia, l’Università di Bari e Al.T.A.I.R. s.r.l. – Alta Tecnologia in Archeologia per l’Innovazione e la ricerca, società spin-off dell’Ateneo barese, dopo l’importante risultato dello scorso anno.Nel 2023, la Soprintendenza ABAP delle province BAT e Foggia diretta da Anita Guarnieri aveva concluso l’iter per la dichiarazione di notevole interesse pubblico e, dunque, per l’apposizione del vincolo archeologico.
SAN PIETRO: IL QUARTIERE ARTIGIANALE DELLA CERAMICA CANOSINA
L’area di San Pietro torna ad essere interessata da scavi archeologici a distanza di circa 20 anni dalle ultime indagini.
Le precedenti campagne di scavo, condotte tra il 2001 e il 2005 congiuntamente dalle Università di Foggia e di Bari, sotto la direzione del prof. Giuliano Volpe, in stretta collaborazione con la allora Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia e con il supporto della stessa Fondazione Archeologica Canosina, consentirono di individuareun articolato complesso episcopale di epoca paleocristiana costituito da un edificio residenziale, da un mausoleo e da un ambiente absidato occupato da alcune sepolture, ed hanno permesso di ascrivere l’impianto di culto ad età sabiniana.
Sabino fu molto attivo nella costruzione di edifici di culto nella sua Canosa ed il suo vescovado viene ricordato anche per il suo ampio programma monumentale nel quale si inserirebbe la costruzione del complesso sulla collina di San Pietro: qui, le ossa del santo avrebbero trovato una prima sepoltura facendo diventare il luogo meta di pellegrinaggio, fino alla traslazione delle sue reliquie altrove.
Ora le ricerche, fortemente volute dalla Fondazione Archeologica Canosina, proprietaria dei terreni e titolare della concessione di scavo rilasciata dal Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province BAT e Foggia, riguarderanno un’area attigua a quella della chiesa e del cimitero paleocristiano, dove è nota la presenza di un ampio quartiere artigianale di età romana, come hanno confermato anche le indagini geofisiche realizzate lo scorso anno.
Due grandi fornaci erano già state individuate nell’area paleocristiana. Attualmente si punta a esporre quello che potrebbe essere definito il “ceramico” di Canusium, un grande quartiere destinato alla produzione ceramica e, forse, anche ad altre attività artigianali, posto nei pressi della via Traiana, nell’immediato suburbio della città romana.
L’attività di ricerca archeologica sarà condotta nuovamente in maniera congiunta dalle Università di Bari e di Foggia con il supporto dei professori Giuliano Volpe, Maria Turchiano e Giovanni De Venuto, nell’ambito delle attività della Laurea Magistrale in Archeologia e della Scuola di Specializzazione in Archeologia, entrambe promosse dai due atenei pugliesi, e del Dottorato di Ricerca Nazionale in Paesaggi archeologici, storici, architettonici, paesaggistici mediterranei.
Le ricerche archeologiche sono parte integrante del progetto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society), realizzato nell’ambito del PNRR da un ampio partenariato nazionale. Lo scavo, secondo i principi dell’archeologia pubblica e gli indirizzi della FAC, vedranno iniziative di coinvolgimento della cittadinanza canosina, compresa la partecipazione di alcuni studenti del Liceo Classico Fermi, indirizzo classico-beni culturali.
“I risultati attesi – commentano i direttori dello scavo – potrebbero contribuire a conoscere alcuni aspetti della storia antica e recente della città, in relazione ad una vocazione artigianale nella ceramica e in altri ambiti, che Canosa ha sempre avuto, da età daunia ad oggi.”
“Una notizia che attendevamo da vent’anni! Il nostro obiettivo è, ora, completare le ricerche su tutta l’area di San Pietro e puntare alla realizzazione di una porzione del parco archeologico urbano di Canosa – le parole del presidente della Fondazione Archeologica Canosina, Sergio Fontana che, per entrambi gli scavi, ha parlato di “uno straordinario risultato per Canosa, frutto della cooperazione pubblico-privato ed ulteriore esito del buon lavoro congiunto che stiamo svolgendo con la Soprintendenza”.
“La ripresa delle attività di scavo archeologico svolte dalle Università su concessione di scavo triennale rilasciata dal Ministero della Cultura a seguito della istruttoria condotta della Soprintendenza – commenta la Soprintendente Anita Guarnieri – segna un altro importante tassello nelle attività di tutela e di valorizzazione dello straordinario patrimonio di siti archeologici urbani, dall’età daunia a quella medievale, di cui la città di Canosa è estremamente ricca”.