Pace ai caduti per la giustizia che è sempre poca, per la libertà che non è mai abbastanza, per l’intelligenza che non ha mai guarito ma solo consolato.
Pace ai caduti che non hanno fatto a tempo a cambiare il mondo, rimasto un posto meraviglioso ma pieno di gente che non apprezza. Pace a chi non ha un libro da leggere e qualcosa di sé da raccontare.
Sul lungomare di Trani un tempo era piacevole abitare mentre da diversi anni, soprattutto di sera, in estate è una balera a cielo aperto. Locali con musica spesso insostenibile sino oltre mezzanotte.
Persone trascinate, quasi inermi, da una forza invisibile che li chiama alla sola presenza fisica.
Il contrario dell’intelligenza.
La subdola dichiarazione di esistenza e di apparenza di centinaia di cristiani alienati, venduti, dipendenti da cocktail annacquati da chili di ghiaccio e da birre ghiacciate. Un mondo a parte, una sorta di rifugio in cui sprofondare lontano dalle responsabilità, un porto sicuro in cui per sentirsi accettati e desiderati è sufficiente essere tutti nello stesso posto.
È come se il nulla, il vuoto metaforico del libro di Michael Ende “La storia infinita” stesse avanzando e ingoiando quanto resta della vita.
È lo specchio di Dorian Gray. È ciò che nasconde il brutto della realtà e restituisce l’apparenza della bellezza.
Prevale la logica della città turistica: il casino attira gente nei locali, si vende tutto ciò che può essere bevuto e mangiato senza difficoltà. Si riposa, per chi risiede nella zona della movida, quando la folla ha finito di saccheggiare il saccheggiabile.
L’insensatezza regge l’esistenza umana. Il rumore fuori serve forse serve a coprire le grida della propria vita interiore incompresa e inascoltata?
Il rumore probabilmente è la forza di gravità che tiene i vuoti che siamo al vuoto che abitiamo.
Perché?
La megalotimia e l’isotimia consumano: oggi sono migliore di te, domani se mi conviene sono come te. È vicina la grande festa chiamata estate.
Pace. Speriamo.