«Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze», William Shakespeare.
Quando raccontiamo di noi riusciamo ad analizzare e a elaborare le difficoltà: tutti, anche i più timidi, si confidano. Accade con persone amiche o estranee, ma anche con il proprio diario o le note del cellulare. Ciò che mette insieme tutto questo, il racconto, l’incontro, la scrittura e la cura ha un nome preciso: si chiama “metodo biografico”.
Si tratta di un metodo di scrittura o di intervista finalizzata alla stesura di un racconto di vita. I benefici per la salute mentale sono numerosi: aumenta la consapevolezza del vissuto perché scrivendo lo osserviamo con lucidità e chiarezza. Permette di portare pace nelle nostre vite, perchè rileggere il passato significa perdonarsi o ridimensionare il risentimento verso qualcuno.
Ma fa bene anche agli altri: raccontare la propria vita, soprattutto se si è anziani, significa avere uno sguardo ampio sul passato, cercare il filo conduttore, far venire a galla e affrontare momenti difficili, riscoprire il valore di alcune esperienze. Ascoltare e accogliere una storia di vita significa anche salvare dalle grinfie del tempo un patrimonio culturale.
“Ho potuto sperimentare in prima persona e poi attraverso i miei utenti la potenza di questo strumento – afferma Giovanna Ferro, psicologa clinica ed insegnante del metodo biografico all’interno del progetto -. Ho utilizzato e uso tutt’ora questo strumento sia in attività laboratoriali con bambini, adulti e anziani che in contesti terapeutici. Spesso mi hanno detto che la scrittura autobiografica ha permesso di riflettere sul passato con occhi nuovi, ma anche strumento di socializzazione tra coloro che si sentono soli e fanno fatica a condividere i propri vissuti”.
Un’occasione preziosa, che arriva grazie al corso di scrittura biografica del “Ricettario emotivo della tradizione”, un progetto finanziato dell’Unione Europea, in collaborazione con Andria Food Policy Hub e con il patrocinio dell’assessorato alla bellezza del Comune di Andria.
Ma perché si chiama “ricettario”?
I biografi impareranno il metodo autobiografico, lo sperimenteranno in prima persona e, in una seconda fase, intervisteranno anziani del territorio per aiutarli a far ordine nei ricordi. Nell’arco di questi incontri, cercheranno di riscoprire le ricette della nostra terra e della tradizione culinaria andriese che oggi rischia di scomparire con quella generazione.
Da circa un decennio l’Unesco ha riconosciuto l’importanza delle tradizioni culinarie, inserendole tra i beni immateriali dell’umanità. Questo mosaico di tradizioni riflette la preziosa diversità bioculturale del Paese e come tale deve essere preservato.
Il “Ricettario emotivo della tradizione” si propone di mappare e raccogliere le ricette popolari andriesi custodite dagli anziani andriesi, al fine di salvaguardare la memoria delle tradizioni che si stanno perdendo. Salvaguardare significa anche recuperare, ovvero riportare in vita alcune pratiche culinarie che utilizzavano materie prime locali e genuine e processi di lavorazione dei piatti artigianali, dunque significa promuovere un’alimentazione più sana.
Le interviste di ogni partecipante al progetto e le ricette verranno poi pubblicate in un volume di fattura artigianale, ispirato ai vecchi ricettari delle nonne. Ad arricchirlo ci saranno illustrazioni artistiche dei piatti raccontati. La pubblicazione avrà poi anche una sua versione audio attraverso la lettura dei testi prodotti, affinchè possa essere accessibile a ipovedenti e non vedenti.
Il corso è completamente gratuito e si terrà dal 15 maggio al 26 giugno 2024, ogni mercoledì dalle 19.15 alle 20.45. Sarà articolato in due moduli.
I modulo – il cibo come espressione culturale e le buone politiche del cibo
Mercoledì 15 maggio – con Federica Fortugno, studiosa di filosofia del cibo; Davide Tattolo, dottore in lettere
– Filosofia del cibo: la nostra tradizione culinaria e l’identità territoriale
– “Hominem pagina nostra sapit”: il cibo nella letteratura
Mercoledì 22 maggio – con Nicola Fattibene, gastronomo e food policy manager; Riccardo Larosa, ass. Legambiente e fondatore di Orto Raccolto
– La dieta mediterranea: un patrimonio dell’umanità
– Cosa è l’Andria Food Policy Hub: perché abbiamo bisogno delle food policy?
– L’alimentazione sostenibile: agricoltura di prossimità e km0. L’esperienza di Orto Raccolto
– Come chiamiamo quello che mangiamo in andriese? In ricordo della professoressa Antonia Musaico Guglielmi
II modulo – il metodo autobiografico
Con la guida di Giovanna Ferro, psicoterapeuta ed esperta di metodo biografico
Mercoledì 29 maggio – L’arte della conversazione
Mercoledì 5 giugno – Le tecniche dell’intervista e
Mercoledì 12 e 19 maggio – il metodo autobiografico
Mercoledì 26 maggio – coordinamento dei lavori
Attraverso questo corso si svilupperanno:
– abilità per sviluppare un racconto autobiografico
– competenze e metodologie dell’intervista biografica
– affinamento delle tecniche narrative.
Il corso, completamente gratuito, si terrà negli spazi dell’Andria Food Policy Hub (Chiostro San Francesco). Per prenotarsi: contattare sui social RICETTARIO EMOTIVO DELLA TRADIZIONE o ANDRIA FOOD POLICY HUB o scrivere un messaggio al 393 0293948.