Presentati in Senato i risultati di un’indagine. Ancora scarsa la conoscenza da parte delle donne sulle vaccinazioni in gravidanza, solo 1 su 4 conosce al massimo un vaccino disponibile tra Covid, DTPa e influenza.
Solo il 47 per cento delle intervistate associa il tema della prevenzione primaria in gravidanza al concetto di vaccinazione. Ulteriori barriere sono la percezione di un rischio/beneficio sfavorevole e difficoltà di tipo logistico.
La mappatura svolta da Fondazione Onda ETS, nell’ambito del tema della prevenzione primaria in gravidanza, ha coinvolto 210 ospedali del territorio nazionale con il Bollino Rosa tra quelli che hanno al loro interno un reparto di Ginecologia e Ostetricia: tra questi anche l’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Bisceglie.
Scarsa consapevolezza sull’importanza dei vaccini nel quadro della prevenzione primaria in gravidanza, reticenze da parte delle donne, difficoltà ad associare, nell’ambito della gravidanza, il concetto stesso di vaccinazione a quello di prevenzione primaria.
È questo quanto emerso nel Convegno “La vaccinazione in gravidanza. L’importanza della prevenzione primaria” svoltosi presso il Senato della Repubblica su iniziativa della Senatrice Maria Domenica Castellone in collaborazione con Fondazione Onda ETS e SIGO – Società italiana di ginecologia e ostetricia.
Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati di una mappatura condotta da Fondazione Onda ETS nei Reparti di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali Bollino Rosa volta a conoscere l’offerta dei servizi dedicati alla prevenzione primaria in gravidanza, e i dati di un’indagine realizzata da Fondazione Onda ETS in collaborazione con l’Istituto di ricerca Elma Research che ha indagato l’atteggiamento delle donne nei confronti della prevenzione primaria con focus sulla vaccinazione in gravidanza.
Il progetto prevede inoltre la diffusione presso gli ospedali Bollino Rosa dell’opuscolo divulgativo rivolto alle donne “Prevenzione in gravidanza. Un’opportunità di salute attuale e futura”.
L’indagine ha visto coinvolte, attraverso interviste online, 300 donne in gravidanza (la maggior parte alla prima esperienza) o neomamme, in prevalenza lavoratrici e con un titolo di studio elevato.
Durante la gravidanza – emerge dall’indagine – le donne si fanno seguire principalmente dal ginecologo in attività privata (65 per cento dei casi), mentre sono il 14 per cento quelle seguite principalmente dal ginecologo dell’ospedale, l’11 per cento dal ginecologo di ASL/consultorio, il 10 per cento dall’ostetrica.
La quota di queste donne che accede alle vaccinazioni è limitata: il 22 per cento accede a quella per il COVID-19, il 33 per cento a quella per l’influenza, il 42 per cento a quella per tetano, difterite, pertosse. Diverse sono le barriere alla vaccinazione, come la scarsa conoscenza: 1 donna su 4 conosce al massimo un vaccino disponibile per le donne in gravidanza tra vaccinazione Covid, DTPa e influenza.
Scarso è il legame percepito dalle donne tra vaccinazione e concetto di prevenzione primaria in gravidanza: seppure la prevenzione primaria sia un concetto noto alle donne è legato per lo più all’esecuzione di test genetici/screening prenatali, ad uno stile di vita sano e all’effettuazione di regolari controlli clinici, e solo il 47 per cento delle intervistate lo associa al tema delle vaccinazioni.
Un’importante barriera è inoltre rappresentata dal bilancio rischio / beneficio sfavorevole: le donne che non effettuano vaccinazioni tendono a sovrastimare i rischi dei vaccini e sottostimare i rischi legati alla malattia, sia per la propria salute che per quella del bambino; di fatto, il desiderio di proteggere la salute del bambino (53 per cento) e la percezione di esposizione al rischio di contrarre la malattia (48 per cento), unite al consiglio medico (37 per cento), sono le principali motivazioni che spingono le donne a vaccinarsi in gravidanza.
Ci sono infine difficoltà di tipo logistico, riscontrate in modo elevato da ben il 29 per cento delle donne che ha effettuato almeno una vaccinazione. Dall’indagine emerge come le figure sanitarie e l’informazione che possono fornire abbiano un ruolo chiave nel superamento di queste barriere e di questa esitanza vaccinale: il 92 per cento delle donne, infatti, desidera sostegno futuro e informazione da parte delle figure sanitarie (soprattutto il ginecologo, nell’85 per cento dei casi) e dai canali istituzionali (indicati dal 18 per cento di loro).
Nel corso dell’evento sono stati consegnati i riconoscimenti agli ospedali che hanno partecipato alla mappatura per l’attenzione e l’impegno sul tema della prevenzione primaria in gravidanza. La mappatura ha coinvolto un campione di partenza composto da 290 ospedali con il Bollino Rosa che hanno al loro interno un reparto di Ginecologia e Ostetricia.
Di questi sono stati 210 gli ospedali sul territorio nazionale ad aver presentato la propria candidatura, quasi tutti hanno dichiarato di avere al loro interno un Punto Nascita (solo 12 non ce l’hanno), con un volume di attività che supera i 500 parti annui.
La maggior parte degli ospedali rispetta i “cardini” della prevenzione primaria, ovvero garantisce alle donne interventi specifici di educazione alla corretta alimentazione (oltre il 90 per cento, 196 ospedali) e promuove l’attività fisica in gravidanza (88 per cento, 185 ospedali), al di là delle informazioni fornite durante le visite ambulatoriali.
L’impegno diffuso tra gli ospedali nell’assicurare una corretta presa in carico avviene perlopiù tramite il corso di accompagnamento alla nascita anche se, in molti casi, vengono organizzate altre tipologie di attività dedicate (es. agenda gravidanza, counselling con nutrizionista, campagne informative anti-alcol).
Emerge una buona copertura per il trattamento di ansia e depressione in gravidanza (78 per cento, 165 ospedali) e questo dato denota come la prevenzione primaria da parte degli ospedali avvenga anche in ottica di prevenire psicopatologie in gravidanza.
Le vaccinazioni sono nella maggior parte dei casi rimandate al territorio: 118 ospedali su 210 infatti non erogano il servizio internamente.
“I bollini rosa sono un riconoscimento importante che onoriamo con iniziative di informazione e di formazione rivolte anche e soprattutto alle donne in gravidanza – ha detto Tiziana Dimatteo, Direttrice Generale della Asl Bt – stiamo lavorando per aumentare le occasioni di confronto diretto, le possibilità di avere spazi di informazione mirati a vivere correttamente e in salute il momento della gravidanza e del parto”.