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venerdì, 22 Novembre 2024
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Dai carciofi egiziani al grano canadese: Puglia invasa dal cibo straniero

La Puglia risulta la prima regione del sud per importazioni di prodotti agricoli e agroalimentari dai Paesi extra UE con un aumento del 66% nel 2023

Dal grano di Putin a quello turco ma anche canadese fatto seccare con il glifosato, dai carciofi egiziani all’uva e alle arance del sud Africa, mai così tanto cibo straniero è arrivato in Puglia che risulta la prima regione del sud per importazioni di prodotti agricoli e agroalimentari dai Paesi extra UE con un aumento del 66% nel 2023.

E’ la denuncia di Coldiretti Puglia, sulla base di dati Coeweb Istat, in occasione della protesta a Bruxelles con migliaia di agricoltori arrivati anche dalla Puglia  guidati dal presidente Ettore Prandini scesi in piazza con un corteo arrivato a pochi passi dal Parlamento europeo a Bruxelles, dove si tiene il Consiglio dei Ministri agricoli.

Nel 2023 secondo i dati provvisori di ISTAT le importazioni in Puglia da Paesi extra UE hanno raggiunto quasi i 3 miliardi di chilogrammi di prodotti agricoli contro 1,7 miliardi del 2022, una concorrenza sleale – denuncia Coldiretti Puglia – alle produzione agroalimentari del territorio e ai redditi degli agricoltori.

Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale, ma anche la difficoltà del sistema produttivo sconvolto dalla violenza dei cambiamenti climatici, per proteggersi dai quali servono investimenti adeguati nella difesa attiva e passiva.

Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia – denuncia la Coldiretti – non rispetta infatti le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso anche grazie ad agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea.

Ad esempio dalle banane dal Brasile al riso birmano dalle nocciole turche ai fagioli messicani dal pomodoro cinese fino alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi sono molti i cibi accusati di essere ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile.

Ma ci sono anche i rischi per la salute con ben l’80% degli allarmi alimentari scattati in Italia che sono stati causati dal cibi importati dall’estero. In generale, in testa alla classifica dei Paesi dai quali arrivano i prodotti più contaminati c’è la Turchia responsabile del 13% degli allarmi alimentari scattati in Europa.

Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee, afferma Coldiretti nel sottolineare l’importanza che l’Ue assicuri il principio di reciprocità nei rapporti commerciali, per non aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee.

Resta anche la minaccia dell’accordo Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con le gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense.

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