L’art. 3 della Convenzione di Istanbul definisce la violenza domestica come “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima”.
Tale definizione è stata ripresa nel nostro ordinamento attraverso la Legge n. 119/2013, nota come “Legge sul femminicidio”, che ha introdotto nel diritto sostanziale e processuale una serie di interventi tesi ad aumentare e rafforzare le forme di protezione previste in favore delle vittime.
La violenza psicologica è una forma di violenza molto infida perché è indiretta e ripetitiva, può manifestarsi in vari comportamenti come per esempio insulti, ingiurie, il rifiuto di comunicazione, atti provocatori o ritorsivi, nonché tutte quelle condotte finalizzate a controllare, umiliare, sottomettere e svalorizzare la vittima uomo o donna che sia. Tali condotte creano una dipendenza tra autore e carnefice tale che la vittima è assuefatta e di conseguenza inconsapevole di ciò che le sta accadendo.
Una vera e propria forma di violenza psicologica può essere considerata il GASLIGHTING, tecnica di manipolazione mentale fatta di silenzi e frasi pungenti volti a far sentire la vittima sbagliata, eliminando ogni sua certezza e sicurezza. Esistono tre categorie di manipolatore: il “bravo ragazzo” che sembra avere a cuore la vittima ma che in realtà antepone tutto per i suoi bisogni, l’“adulatore” che non fa altro che lusingare la vittima e infine l’“intimidatore” che utilizza rimproveri continuo, sarcasmo e aggressività diretta.
Il fenomeno del Gaslighting si svolge in tre fasi: la prima è che la vittima rifiuta di accettare quello che le sta succedendo e né ciò che il suo carnefice vorrebbe farle credere, la seconda è che la vittima inizia a difendere la sua posizione ma nella terza fase, finisce per convincersi che tutto ciò che fa è sbagliato, diventa insicura, dipendente dal carnefice e completamente vulnerabile.
L’Arma dei Carabinieri ha attuato un piano di prevenzione e contrasto a tutela delle vittime di violenza di genere. Oltre al numero 112 attivo 24 ore su 24 vi è il numero 1522.
Qualunque sia la lingua puoi contattare le operatrici e prendere consapevolezza di ciò che succedendo: l’accoglienza è disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco e rumeno.
Se sei vittima di violenza denuncia!