- Pubblicità -spot_img
domenica, 22 Dicembre 2024
HomeAndriaAndria – Bullismo e Cyberbullismo, l’evento formativo con il Vescovo Mansi

Andria – Bullismo e Cyberbullismo, l’evento formativo con il Vescovo Mansi

Il convegno si è tenuto ieri, lunedì 5 febbraio 2024, e ha avuto come relatore il dott. Francesco Pizzolorusso, psicologo scolastico e di comunità, dottore di ricerca in Scienze delle Relazioni Umane

Lunedì 5 febbraio 2024 si è tenuto ad Andria l’evento formativo “Bullismo e Cyberbullismo” nell’auditorium G. Paolo II di via Fucà.
Relatore il dott. Francesco Pizzolorusso, psicologo scolastico e di comunità, dottore di ricerca in Scienze delle Relazioni Umane.

Sono intervenuti il dott. Gabriele Di Giuseppe, Vice Questore della Polizia Postale della provincia BT; la dott.ssa Loreta Colasuonno, Vice Questore della P.S. in quiescenza. Ha moderato la prof.ssa Lucia M. Olivieri, docente e giornalista di Andrialive. Per l’occasione è stato presente il vescovo della diocesi di Andria Monsignor Luigi Mansi.

È necessaria una premessa, questo evento non potrà dare risposte. Nessuno dei presenti, di noi direttamente e indirettamente coinvolti. L’argomento non ha una soluzione immediata e probabilmente in corso d’opera si imparerà più dalle domande.

Il nostro cervello preferisce le domande perché hanno il super potere di coinvolgerci, di guidare la conoscenza e la crescita personale, di alimentare sia pensiero critico che creatività.
Il sunto dell’intervento del dottor Pizzolorusso è questo. Noi concordiamo.

Ora è necessario soffermarci su quanto scritto in un documento approvato dalla 7ª Commissione permanente, Senato della Repubblica – Istruzione pubblica, beni culturali nella seduta del 9 giugno 2021. La parte conclusiva. È di una eloquenza e lucidità esemplare:

Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella «dittatura perfetta» vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: «Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù». Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro.

Negli ultimi tempi i social, il mondo virtuale, il metaverso, noti influenzer sono diventati medicina di vite carenti di personalità, venditori di “maschere”. L’essere umano moderno, tecnologico, soffre, è costipato dalla sensazione di non poter avere un avvenire appagante: si identifica quindi con il potere comunicativo, con la forza, di chi soltanto promette, ruba consenso e camuffa la realtà.

Ci siamo ammalati di paranoie, sensi di colpa, fatiche, soprusi. Dobbiamo imparare a trasformare la nostra vita, a guarirla: concedendo più spazio a ciò che siamo. E cosa siamo?
Il sentirsi parte di un mondo in cui, senza meriti e concorsi, si è padroni di un universo vuoto, privo di galassie e stelle, buio. E in questo universo il bullo, il prepotente, il falso, il raggiratore, il farabutto, il pedofilo, l’immaturo di emozioni improvvisato assassino, delinquenti di ogni risma, buoni torturati diventati crudeli, buoni incompresi, tutti questi esseri umani trovano una casa.Un popolo antico chiamava il sole nonno, la luna madre e il fuoco padre.

Noi uomini dei satelliti, eredi della relatività e schiavi della quantistica, chiamiamo padre qualcuno che non scalda e non cuoce e non illumina.
E se c’è un dio è stato sostituito da chi vive meglio di noi in terra, pieno di soldi da potersi comprare la felicità. L’inconscio è orfano, lo affermava Freud come oggi Recalcati.

Lo abbiamo abbandonato, l’inconscio, quando la medicina ha sostituito o imbavagliato le emozioni che non capivamo. Uno scandalo umano preoccuparsi tanto della sofferenza e della morte, ci definiamo a torto cristiani, e non della vita di ogni giorno.

- Pubblicità -spot_img
- Pubblicità -spot_img

ATTUALITA'

- Pubblicità -spot_img
- Pubblicità -
- Pubblicità -spot_img

Leggi anche

spot_img