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giovedì, 26 Dicembre 2024
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Spinazzola – Furto di ettari di grano duro: campi mietuti di notte con la mietitrebbia

Decine le denunce che si stanno accumulando a Spinazzola, con gli agricoltori costretti a fare i conti con la triste sorpresa dei loro campi mietuti di notte con il grano duro sparito

Si fa sentire in Puglia la carenza di grano con il crollo della produzione fino al 60%, tanto da innescare il fenomeno dei furti di grano duro, con decine di ettari mietuti nottetempo e quintali di grano rubati dal Jessie James con la mietitrebbia. A darne notizia è Coldiretti Puglia, a seguito delle denunce che si stanno accumulando a Spinazzola, in provincia Bat, con gli agricoltori costretti a fare i conti con la triste sorpresa dei loro campi mietuti di notte con il grano duro sparito.

E’ inaccettabile che quest’anno, dopo aver speso fino a 300 euro ad ettaro in più per produrre grano rispetto ai periodi pre-conflitto in Ucraina, per un raccolto molto deludente con il crollo delle quantità a causa del maltempo, gli agricoltori si ritrovino anche a dover subire inermi il furto del già magro frutto del lavoro di 1 anno.

Ormai nelle campagne pugliesi le attività criminose sono legate alla “stagionalità” delle produzioni, con squadre ben organizzate tagliano i ceppi dell’uva da vino a marzo/aprile, rubano le ciliegie a maggio, l’uva da tavola da agosto ad ottobre, le mandorle a settembre, le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l’anno, ma preferiscono i carciofi brindisini e gli asparagi foggiani, ma ora anche il grano, il meglio dell’agroalimentare made in Italy ‘a portata di mano’ e senza costi di produzione, dimostrando che alla base dei furti ci sono specifiche richieste di prodotti redditizi – afferma Coldiretti Puglia – perché molto richiesti dai mercati.

Intanto, dopo lo sfregio di decine di ulivi a Terlizzi, a Palo del Colle sono stati tagliati i mandorli, atti intimidatori che hanno spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne, mentre altri si stanno affidando a istituti di vigilanza.

Ma la criminalità spicciola rende difficile la quotidianità degli imprenditori in campagna, con i raid che sono un fenomeno ormai senza soluzione di continuità da anni e costringono gli agricoltori a vigilare di notte, ma gli episodi si stanno registrando anche in pieno giorno. Si moltiplicano i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici in campagna con le aziende agricole che rimangono spente e isolate telefonicamente, mentre i pozzi per i irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni agricole che hanno bisogno di acqua.

Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati – segnala Coldiretti Puglia – lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, furti di prodotti in campo e delle piantine resistenti a Xylella appena messe a dimora, taglio di ceppi di uva da vino Primitivo, di uva da tavola e tiranti di tendoni, sabotaggi di cantine, taglio e furti di ulivi secolari, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori.

Le mafie operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità dell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti sui risultati conseguiti dalle Forze di Polizia, l’intero comparto agroalimentare è caratterizzato da fenomeni criminali legati a furti, estorsioni e alla contraffazione di prodotti alimentari ed agricoli e dei relativi marchi garantiti. I danni al sistema sociale ed economico sono molteplici, dal pericolo per la salute dei consumatori finali, all’alterazione del regolare andamento del mercato agroalimentare.

Sul fronte della filiera agroalimentare – secondo l’Osservatorio – la criminalità condiziona il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto.

Si è registrata un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo nostrano dove quasi quotidianamente ci sono furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dalle olive all’uva alle mandorle, dall’olio al vino) e animali con un ritorno prepotente dell’abigeato. Non si tratta più soltanto di “ladri di polli” quanto di veri criminali che organizzano raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole, con furti di interi carichi di olio o frutta, depositi di vino o altri prodotti come file di alveari  o trattori caricati su rimorchi di grandi dimensioni.

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