Lieve crescita dell’occupazione nella Bat anche se quella femminile registra un aumento di solo l’1,5% stando agli ultimi dati Istat, ma il lavoro in agricoltura continua a non essere donna.
Le lavoratrici agricole con almeno una giornata dichiarata all’Inps, iscritte negli elenchi anagrafici della provincia Bat per l’anno 2021, sono 2.668 (pari al 14,28 % del totale dei lavoratori) di cui 846 di nazionalità straniera. Si tratta di numeri che nella sesta provincia sono più bassi rispetto ai dati nazionali dove si parla di un 35% a fronte del 65% di uomini.
Questo testimonia il fatto che il lavoro in agricoltura è fondamentalmente maschile e nella Bat lo è ancora di più. In sostanza la manodopera “rosa” ha percentuali bassissime anche nel settore dell’industria alimentare, dove gli addetti al lavoro sono la stragrande maggioranza di sesso maschile. Questa è la fotografia attuale, in vista della prossima pubblicazione degli elenchi anagrafici annuali dell’anno 2022 da parte dell’Inps il 31 marzo.
“Leggere questi dati ci fa capire che questi sono i numeri dichiarati, quelli ufficiali. Il problema è capire cosa e quanto ci sfugge e sfugge anche alle analisi. Le rilevazioni Inps riguardano i rapporti ‘regolari’, ovvero le posizioni contrattualizzate. La realtà ci consegna un quadro diverso purtroppo, che riguarda e interessa anche la nostra realtà provinciale in cui sono evidenti le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici agricole.
Nel corso degli anni le donne impiegate in agricoltura nel nostro territorio hanno ricoperto mansioni fino a raggiungere alte professionalità previste nella declaratoria del CPL (contratto provinciale di lavoro) di questa provincia. Hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale, significativo e in alcuni casi anche insostituibile. Se pensiamo ad alcune fasi lavorative come l’acinellatura, molta manodopera utilizzata per quel tipo di lavoro è femminile.
Purtroppo però a volte ci troviamo difronte lavoratrici con meno giornate dichiarate di quante effettivamente lavorate che significa anche andare ad incidere sul poter accedere alle indennità come la maternità, donne sulle cui spalle ricadono anche i lavori domestici e di cura”, osserva il segretario generale della Flai Cgil Bat, Gaetano Riglietti.
“E poi c’è anche il tema della disparità salariale che viene spesse volte giustificata in base alla differenziazione delle mansioni, poiché le donne vengono impiegate esclusivamente nella raccolta e nelle attività di magazzino, considerate meno ‘pesanti’ di altre attività svolte dagli uomini.
I diritti negati e i salari inferiori a quelli previsti dal Contratto Collettivo di Lavoro sono situazioni molto frequenti, anche in un territorio come il nostro dove si producono prodotti di eccellenza, ma poco lavoro di qualità, insomma le donne insieme ai lavoratori immigrati restano l’anello più debole del mercato del lavoro in agricoltura.
Molto si è parlato nel corso degli anni delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici agricole e lavoratori agricoli nel nostro territorio, ma spesse volte non si è analizzato il problema con un approccio di genere. È di notevole importanza rilanciare e valorizzare l’occupazione femminile e nello stesso tempo è necessario anche investire in politiche di welfare mirate al potenziamento dei servizi della genitorialità e della cura, che servano a conciliare i tempi di lavoro con quelli della famiglia.
Infine, il lavoro delle donne nel settore agroalimentare è strategico per contribuire alla crescita complessiva dell’economia di questo territorio e non solo, ma anche per creare una società più giusta ed inclusiva”, conclude Riglietti.