Nella mattinata di sabato scorso, i Carabinieri della Compagnia di Andria davano esecuzione al decreto di applicazione della misura della confisca di beni n. 66/2016 r. g. mis. prev. e n.14/2018 decreto di confisca emesso in data 19.12.2017 dal Tribunale di Trani, sez. misure di prevenzione, nei confronti di A. A., di anni 51, attualmente ristretto presso quella Casa Circondariale di Foggia. Decreto di confisca divenuto definitivo il 31.08.2022 con sentenza emessa dalla Corte di Cassazione pronunciatasi su appello proposto dal prevenuto.
Le indagini patrimoniali hanno avuto inizio su delega della Procura della Repubblica di Bari – Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito della condanna del prevenuto in via definitiva alla pena di anni venti di reclusione per i reati di rapina aggravata, ricettazione, detenzione e porto di armi da guerra e tentato omicidio, in relazione all’assalto di due furgoni portavalori, avvenuto l’8.4.2013 in Lombardia e alla condanna in via definitiva alla pena di anni sette di reclusione per i reati di associazione per delinquere finalizzata alle rapine con sequestro di persona commesse nei confronti di autotrasportatori (tra i mesi di settembre e novembre 2012), alla detenzione illecita di armi e munizioni.
I successivi accertamenti patrimoniali, avviati dai Carabinieri di Andria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari, in ottemperanza alle indicazioni fornite dalla normativa antimafia di cui al d.lgs. n. 159 del 2011, hanno evidenziato come l’uomo abbia nel tempo mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alle proprie reali possibilità economico-finanziarie e capacità reddituali, nonostante i modesti redditi dichiarati risultati al limite della soglia di sopravvivenza, facendo ritenere che le stesse fossero il frutto di attività illecite.
Il nucleo familiare del proposto infatti, a fronte di una esigua capacità reddituale calcolata nel ventennio successivo alla data di matrimonio, ha accumulato un patrimonio considerato assolutamente sproporzionato rispetto agli stessi redditi.
Il provvedimento interessa la confisca a titolo definitivo, così come da pronuncia della Corte di Cassazione, di una villa di lusso (di cui, sin dal provvedimento genetico, era stata vietata la facoltà d’uso), completa di arredi, impianti tecnologici e suppellettili di pregio, 3 appezzamenti di terreno, 1 autovettura ed 1 motociclo, del valore complessivo stimato di circa un 1 milione e 500mila euro.