Perché scrivere uno spettacolo sulla storia dell’Egitto e portarlo in Italia? É quello che si chiede uno dei contatti di Miriam all’inizio di “Fuga dall’Egitto”, mentre il video mostra immagini di palazzi e vie de “Il Cairo”.
Il progetto nasce quando Miriam Selina Fieno viene chiamata alla presentazione di “Fuga dall’Egitto” di Azzurra Meringolo, giornalista Rai, a leggere stralci del libro. Lei, essendo figlia di un profugo libico, prende a cuore la questione egiziana e si immerge in questa inchiesta, nonostante il pericolo che ne comporta. Miriam vuole partire alla volta de “Il Cairo” ma scoppia la pandemia ed è costretta a casa, impossibilitata a continuare le sue ricerche. Non si abbatte però e trova esuli egiziani in giro per l’Europa, contattati prima tramite videochiamate, che l’aiuteranno a scoprire gran parte delle nefandezze del governo di Al Sisi, tutte le risoluzioni europee non rispettate nei confronti dell’Egitto, con capolista l’Italia purtroppo, suo primo partner europeo.
Interessante il modo in cui è stata strutturata l’inchiesta, con due video dietro il palco, uno più grande a raccontare le storie dei protagonisti che hanno vissuto in prima persona i soprusi del governo egiziano, e l’altro verticale, più piccolo, ad inquadrare il materiale servito per cercare di arrivare il più possibile vicino alla verità.
Innovativo anche l’uso delle telecamere sul palco che servivano all’attrice a raccontare la storia, tramite anche suoi primi piani che caricavano di drammaticità la scena.
Commoventi le storie degli esuli egiziani, alcuni dei quali si sono tirati indietro durante la realizzazione dell’inchiesta per timore di ritorsioni, di come hanno avuto l’illusione che le cose potessero cambiare in meglio durante la primavera araba, salvo poi precipitare in poco tempo con l’avvento di una nuova dittatura.
Una storia davvero potente, ricca di spunti di riflessione e che riesce a catturare l’attenzione del pubblico, in un via vai di interviste, documenti e di intoppi durante la lavorazione.
“Fuga dall’Egitto” termina con la storia di Jasmine, che accompagna Miriam con una chitarra, e che ha scritto pure le musiche.
Jasmine subì uno stupro in piazza in Egitto e fu salvata da un gruppo di persone che la portarono via, quando lei non riusciva quasi più a respirare.
Jasmine ora è in Italia, vive un rapporto ambivalente con la sua madrepatria, ma chissà che proprio la sua storia non rappresenti quella dell’Egitto, che verrà salvato un giorno da gente che terrà più a cuore la vita dell’altro che la propria.