“La promozione del benessere psicologico e della salute riguarda tutti ed in particolare, aggiungerei, chi si occupa della sicurezza altrui. Anche i rappresentanti delle forze dell’ordine possono essere vittime di significativi eventi traumatici, connessi al servizio svolto e necessitare di intervento specialistico per accogliere e gestire le proprie fragilità.
È fondamentale, dunque, imparare a riconoscere i segnali di malessere, quali ad esempio ansia, depressione, rabbia, affaticamento fisico, disturbi del sonno ed attivare tempestivamente i primi livelli di intervento, dando a ciascuno la possibilità di affrontare la sofferenza, il disagio, non da soli, in modo da prevenire atti estremi come quello accaduto ieri”.
Lo psicologo e psicoterapeuta Antonio Di Gioia, Dirigente psicologo della Asl Bat nel Dipartimento delle dipendenze patologiche, già presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Puglia, si esprime in merito al suicidio di un agente in servizio avvenuto nel Commissariato di Polizia di Canosa di Puglia.
Il terribile evento è accaduto lunedì scorso, 13 giugno, quando un Vice Sovrintendente di P.S. di 50 anni si è tolto la vita all’interno degli Uffici della Segretaria del posto di polizia, a quanto pare con la pistola d’ordinanza. Sul posto immediatamente è giunto il personale del 118 che non ha potuto far altro che constatare la morte del giovane poliziotto.
“Siamo dinanzi all’ennesimo episodio che coinvolge appartenenti alle forze dell’ordine” – continua lo psicologo. “Un poliziotto giovanissimo, un dramma che ha provocato immenso dolore ai familiari e ai colleghi, per cui non mi sento assolutamente di esprimere opinioni affrettate, ma un atto che sottolinea quanto sia importante prestare l’attenzione necessaria alle persone che svolgono questo lavoro stressante, logorante e che facilmente possono essere “colpite” del fenomeno del burnout.
Una sindrome che induce chi ne soffre a vivere uno stato di malessere psicofisico e di deterioramento emotivo che “frantuma” l’equilibrio psicologico della persona influendo negativamente sulla qualità della vita”.
Le cause sono da ricercare in più ambiti. “Togliersi la vita è un atto finale di enorme sofferenza psichica vissuta in solitudine, una scelta dettata da uno stato depressivo grave, anche se a volte appare una decisione lucida”.
Ad intervenire in merito alla vicenda anche la psicologa e psicoterapeuta Daniela Sannino, la quale sostiene che di fronte ad eventi così drammatici non si può non considerare il complesso intreccio tra fattori individuali, familiari e ambientali.
“Esiste, tuttavia, una strada ed è quella della prevenzione. Psicologi e psicoterapeuti intervengono nel trattamento degli stati depressivi e, di conseguenza, nella prevenzione del suicidio e valutano anche la necessità di un invio a farmacologi esperti per un’eventuale terapia psicofarmacologica di supporto.
La figura di uno specialista è fondamentale all’interno delle caserme affinché si possa riconoscere segnali di malessere, di disagio e poter cogliere cambiamenti nel comportamento e nell’umore, notare un’improvvisa tendenza a isolarsi, o venire a conoscenza di problematiche personali importanti, in modo da occuparsi non solo delle divise, ma soprattutto delle persone che le indossano”.