«Che la periferia delle città fosse, dai più, considerata una sorta di “ghetto” dove poter confinare l’emarginazione era un’idea a cui per decenni ci si era quasi assuefatti». Inizia così l’intervento dei referenti del comitato di quartiere zona 167 di Barletta, Giuseppe Dibari, Raffaele Patella e Rosaria Mirabello.
«Ma l’emancipazione dei cittadini – proseguono – ha messo in moto una “ribellione” culturale per invertire il passo e restituire alle periferie cittadine la dignità che meritano. Noi cittadini liberi ci stiamo battendo da tempo per renderci tutti più responsabili in questa battaglia di civiltà verso un futuro rispettoso delle persone che abitano e vivono le periferie come parte integrata con il resto della città.
Talvolta abbiamo dovuto protestare, ma sempre in maniera composta, per fare valere dei diritti palesemente calpestati, consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga e lastricata di insidie. Una delle insidie più pericolose è costituita da una retorica che a volte si fa urticante e rischia di porre nel nulla gli sforzi profusi dai cittadini. Una retorica che ama l’associazione periferie-degrado, rappresentandole sempre nell’accezione più deleteria come “terreno” di criminalità, devianza e abbandono.
È di oggi la notizia che un regista pugliese e un’artista italiana gireranno le scene di un film che parla di una organizzazione criminale denominata “Quarta mafia” proprio nella zona 167 della nostra città. Noi non ci stiamo ad essere strumento di delegittimazione e ad essere rappresentati a fini speculativi in questa accezione fortemente penalizzante.
Come comitato di zona 167 di Barletta eleviamo una formale protesta nei confronti di chi ha organizzato e autorizzato le riprese di questo prodotto cinematografico che rappresenterebbe in maniera fortemente negativa la periferia, ma anche tutta la città di Barletta».