Annacondia, lo Stato sotto accusa.
E’ in sintesi il contenuto delle dichiarazioni di Salvatore Annacondia durante l’intervista rilasciata al giornalista Antonio Procacci durante la trasmissione “Il Graffio” di Telenorba condotta dal direttore Enzo Magistà.
Spazio a “manomozza”, Salvatore Annacondia , ex boss della malavita del nord barese per aver commesso almeno 50 omicidi e concorso in altri 200.
Nato e vissuto a Trani, è diventato poi collaboratore di giustizia. Per 30 anni ha vissuto sotto protezione dello Stato in cambio di nomi e fatti.
Stato che, a sentirlo, gli avrebbe tolto l’identità facendolo diventare un fantasma.
Attualmente abita nelle Marche dove ha vissuto con un altro nome e cognome. Gestisce un ristorante a Civitanova Marche. Anche qui le cronache si sono occupate di lui in quanto indagato ed ancora sotto processo per procedimenti penali della Procura della Repubblica marchigiana.
Procedimenti che hanno fatto decadere il regime di protezione facendolo tornare ad essere Salvatore Annacondia, ma senza identità perche non ha i documenti.
Pertanto, dice, resto un fantasma per colpa dello Stato. A Trani, non so se ci ritornerò, eppure ho avuto la città nelle mie mani”, ma poi aggiunge che “la tentazione è forte”.
Certo avrebbe potuto avere la città nelle sue mani diversamente, facendola conoscere nel mondo, ma “il destino, continua ancora, ha voluto che facessi altro.
Avevo 13 anni, lavoravo in un locale di Milano e incontrai casualmente Federico Fellini: mi voleva a Roma ma non ci andai, anche Maiorca quando venne a Trani mi avrebbe voluto alla sua scuola di Genova perche sott’acqua si accorse che avevo fiato da vendere”.
Non si pente di quanto ha fatto: “ho commesso più crimini del diavolo, ma non ho mai fatto né usura, né estorsioni perché non mi è mai piaciuto succhiare il sangue delle persone. Ho aiutato chi di dovere nel fare indagini che diversamente non si sarebbero fatte. Meritavo rispetto e invece cosa ho avuto in cambio? Ritrovarmi adesso ad essere un fantasma.
Non nasconde le sue malefatte a Trani: “ho corrotto forze dell’ordine e magistrati, in carcere ho fatto entrare di tutto fra armi, droga, champagne e bische. Il carcere con me era un albergo a cinque stelle, anche se con le sbarre.
Si vanta perfino di aver trasformato la città: ”feci trasferire i malfamati alla 167, aprii il mio ristorante e feci illuminare tutto il porto, subito dopo con l’Amet facemmo la stessa cosa nel centro storico. Con me a Trani c’era la tranquillità. Certo, ci furono anche gli omicidi, ma lontano dalla gente.
Conclude con una frase inquietante riferendosi al suo intento di far saltare la Cattedrale: “avrei voluto lasciare un segno di me in quel modo, ma poi amavo così tanto la mia città che non solo ci rinunciai, ma l’ultima cosa che feci è farla illuminare”.
Un plauso all’operato della magistratura è giunto dal sindaco di Trani, Amedeo Bottaro. Delle parole di Annacondia tiene per buone il monito lanciato ai giovani quando li ha invitati a non seguire il suo esempio. Bottaro si augura, infine, che la stessa cosa valga anche per lui, rispetto al suo passato.
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