Non mancano fibrillazioni nella politica barlettana e quello del 30 luglio scorso è stato un consiglio comunale che ha sancito spaccature già esistenti, dopo la censura, sul piano politico, da parte dei consiglieri del PD Rosa CASCELLA, Dino DELVECCHIO, Antonio DIVINCENZO e Rosanna MAFFIONE, in merito al voto del consigliere Ruggiero MENNEA, anch’egli PD, a favore del rendiconto di bilancio 2020 e degli equilibri di bilancio 2021-2023, lo stesso Mennea non è più capogruppo consiliare del PD, ma è stato eletto al suo posto Antonio Divincenzo e vice capogruppo Rosanna MAFFIONE la quale a sua volta si è dimessa, lo scorso 2 agosto, dal ruolo di presidente (eletta nel novembre 2020 a seguito delle dimissioni di Pierpaolo Grimaldi) della III Commissione Consiliare “Affari Finanziari e Bilancio” motivando “il suo passo indietro” con la seguente nota:
“In linea con il mio voto contrario espresso sul Rendiconto 2020 votato nel Consiglio Comunale del 30 luglio e soprattutto alla luce delle affermazioni, a tratti accusative, che il sindaco Cannito ha enunciato nel suo intervento sia nei confronti della mia persona che nei confronti del Partito Democratico
INTENDO con la presente, rassegnare le mie dimissioni da Presidente della III Commissione Consiliare “Affari Finanziari e Bilancio”.
È doveroso ricordare che questa presidenza non è frutto di un accordo politico ma è nata dapprima da una richiesta personale del Sindaco e poi da una indicazione della maggioranza dei componenti della suddetta commissione.
Ho cercato in questi mesi di avere un atteggiamento propositivo e molto pragmatico e soprattutto, provenendo dalla minoranza consiliare era particolarmente doveroso dimostrare (in Commissione e non altrove) un atteggiamento superpartes.
Tutto quanto detto rimarca e avvalora la mia posizione dimissionaria irrevocabile per corretta istituzionale e per etica politica; il mio senso di dovere e di responsabilità nei confronti della Città mi porterà comunque a partecipare come componente a tutte le commissioni che verranno convocate dal nuovo presidente, e con me porterò lo spirito costruttivo ,critico e propositivo che ha sempre contraddistinto il mio lavoro.”
Ricordando quanto esposto dai quattro consiglieri comunali PD (Cascella, Delvecchio, Divincenzo e Maffione) sempre il 2 agosto scorso:
“Il Gruppo consiliare del Partito Democratico ha eletto capogruppo Antonio Divincenzo e vice Rosanna Maffione.
I consiglieri comunali Rosa Cascella, Dino Delvecchio, Antonio Divincenzo, , Rosanna Maffione, a seguito di quanto accaduto durante il consiglio comunale del 30 Luglio, censurano sul piano politico il voto del consigliere Ruggiero Mennea a favore del rendiconto di bilancio 2020 e degli equilibri di bilancio 2021-2023.
Il consigliere Ruggiero Mennea con il consigliere Flavio Basile, unici due esponenti eletti tra le minoranze ad aver votato a favore dei suddetti provvedimenti, hanno consentito alla maggioranza che ha eletto il Sindaco Cannito di approvare i provvedimenti proposti dalla giunta.
Nel solo esclusivo interesse della Città di Barletta, coerentemente alla linea politica del Partito Democratico di opposizione ferma ed intransigente a questa amministrazione, riteniamo che il consigliere Ruggiero Mennea non possa più rappresentare il Partito Democratico in consiglio comunale e per questo chiediamo al Partito di esprimersi sul grave accaduto.”
Il consigliere comunale e regionale Ruggiero MENNEA “rompe gli indugi” dichiarando (con la seguente nota) espressamente le motivazioni del suo voto a favore del rendiconto di bilancio 2020 e degli equilibri di bilancio 2021-2023 e precisando la sua volontarietà dal dimettersi dal ruolo di capogruppo consiliare.
“Non sono sorpreso nel leggere il comunicato stampa dei quattro colleghi consiglieri comunali del Partito Democratico di Barletta. Sono dichiarazioni, infatti, che provengono da chi è abituato ad intendere la vita del partito non in modo democratico, ma in una dinamica di comando e obbedienza.
Vorrei ricordare ai firmatari di quel documento che l’istituto della censura, tipico dei regimi totalitari, è stato definitivamente abolito già da molti anni.
Il mio voto favorevole a due provvedimenti – è opportuno ricordarlo – di natura squisitamente tecnica, quali l’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2020 e la salvaguardia degli equilibri di bilancio, è stato motivato esclusivamente dalla necessità di tutelare i cittadini barlettani evitando che, dopo essere stati messi in ginocchio dagli effetti catastrofici della pandemia, subissero il colpo di grazia, quale sarebbe stato un commissariamento lungo durante il quale avrebbero potuto compiersi solo atti di ordinaria amministrazione, con il rischio di perdere tutte le opportunità di finanziamento previste dal PNRR e da altri strumenti di sostegno straordinari.
La coerenza che mi contraddistingue, in definitiva, mi ha imposto di evitare che il futuro della nostra città fosse lasciato in balia di se stesso per molti mesi, solo per il capriccio di chi, dopo aver amministrato per tre anni con il Sindaco Cannito, repentinamente e per l’insoddisfatta fame di potere, ha pensato di utilizzare il Partito Democratico e parte dell’opposizione per un regolamento di conti interno.
Evidentemente l’atteggiamento prono dei miei colleghi del PD, con il loro voto contrario, è quello di chi cerca spasmodicamente di battere un’amministrazione avversa non attraverso il voto democratico basato su programmi e progetti migliori, ma utilizzando ogni mezzo utile che non considera i gravissimi problemi che ancora oggi attanagliano i cittadini di Barletta.
A dimostrazione di ciò, basti pensare che l’anno scorso sullo stesso provvedimento tecnico l’intero gruppo del PD decise di astenersi dal voto, senza che questa posizione fosse stata concordata con alcun organo di partito, forse volutamente tenuto lontano dalle dinamiche amministrative.
Rammento – inoltre – ai miei colleghi che il Partito Democratico, ad ogni latitudine, ha regole certe e non interpretabili. Chi ritiene che siano violate le norme dello Statuto, ha la facoltà di ricorrere agli Organismi di Garanzia preposti.
Non è certo il “partito” – in persona di chi non è dato sapere – a potersi esprimere su vicende di questo genere. Il partito a cui i miei colleghi si appellano andava riunito e consultato prima del voto in aula, se davvero si aveva l’intenzione di assumere una posizione comune e condivisa.
Questo partito, che viene evocato a seconda delle convenienze, deve spiegare perché, a partire dalla sfiducia al Sindaco Maffei, promossa da autorevoli rappresentanti del PD per mezzo di un notaio, ha irresponsabilmente agito all’insegna dell’ambiguità e trattando il PD come un albergo le cui porte girevoli fanno entrare e uscire chiunque utilizzi il partito per interessi personali.
Non si illudano, pertanto, i transfughi della maggioranza di trovare asilo nel Centrosinistra, e men che meno nel PD, perché chi abbandona un progetto e una coalizione per meri calcoli di potere, come è accaduto tre anni fa, non è degno di tornare a farne parte.
Io, dopo essermi dimesso volontariamente da capogruppo consiliare, sono a pieno titolo nel Partito Democratico, sin dalla sua nascita, perché ne sposo e ne attuo i principi con coerenza e libertà di pensiero e continuerò a parlare a nome del PD, in Consiglio comunale come in Consiglio regionale e in Assemblea Nazionale di cui sono membro.”