“Non è tollerabile in un momento come questo, in cui il fenomeno della xylella fastidiosa ha avuto anche i primi casi nella provincia Bat, nei mesi scorsi ricordiamo quanto accaduto in agro di Canosa di Puglia, oltre a tutto ciò che è successo nelle altre zone della Puglia meridionale, trascurare un’azienda come Papparicotta di Andria sotto l’aspetto della manutenzione e prevenzione”.
Così il segretario generale della Flai Cgil Bat, Gaetano Riglietti commenta le notizie di stampa sullo stato di degrado e abbandono dell’azienda agricola provinciale Papparicotta di Andria che si estende su una superficie di circa 95 ettari coltivata ad olivo, vite e mandorli. Ma ci sono anche importanti immobili adibiti a sale conferenze, autorimesse e magazzini annessi.
“Un luogo che dovrebbe essere di esempio per l’agricoltura della Bat, settore trainante dell’economia di questo territorio su cui è necessario porre subito la massima attenzione, in particolare sul tema della cura delle colture e della prevenzione per evitare che in questo territorio si verifichi una vera sciagura come quella accaduta nel Salento.
E c’è un’ordinanza ad Andria, la 154/2021, emanata dal sindaco, Giovanna Bruno, che stabiliva che entro il 10 maggio 2021, tutti i proprietari e/o conduttori di terreni siti in agro di Andria, avrebbero dovuto provvedere ad eseguire i lavori di aratura, fresatura, erpicatura o trinciatura necessarie a contrastare la diffusione della Xylella fastidiosa.
A Papparicotta è stato fatto? Ci risulta, inoltre, che è stato qualche tempo fa approvato un ordine del giorno nel Consiglio provinciale della Bat con il quale l’Ente si impegnava ad utilizzare l’azienda agricola per fini sperimentali di ricerca e di divulgazione delle colture del territorio d’intesa con l’Università, l’Istituto Agrario di Andria ed il Centro Ricerche Bonomo”, aggiunge il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D’Alberto.
“L’azienda Papparicotta, lo ricordiamo, rappresenta una ricchezza soprattutto culturale che va difesa. In ballo c’è senza dubbio la promozione e la tutela dei prodotti agricoli più diffusi del nostro territorio, a partire dall’olio ma anche la storia di un intero territorio. Riteniamo, inoltre, che vadano ripresi gli investimenti nella sperimentazione in agricoltura, cosa che il Centro Ricerche Bonomo faceva prima di chiudere definitivamente 4 anni fa. E, tutto questo, non agevola un percorso di rilancio ma si impoverisce ulteriormente il settore.
Tornare a puntare sulla ricerca significa, invece, accrescere il grado di competitività delle aziende. Per questo auspichiamo che presto si ritorni a discutere del valore della ricerca. È necessario, promuovere azioni tecnico-scientifiche polivalenti ed integrate per il miglioramento dei fattori produttivi e per l’innovazione delle produzioni agricole. Solo così possiamo tutti insieme guardare con fiducia verso il futuro di questo settore che rappresenta l’economia prevalente di questo territorio con le sue produzioni di eccellenza”, concludono Riglietti e D’Alberto.