Carissimi concittadini,
quella che è la festa del popolo, il primo maggio, ha dismesso dall’anno scorso la sua forma solenne di celebrazione, causa pandemia.
Niente cortei, striscioni, cori, concerti. Niente adunanze, niente discorsi di piazza.
É come se sul lavoro fosse calato un silenzio assordante.
Onestamente non pensavo che pure quest’anno dovessimo vivere questo fermo che è sì forte, ma mai quanto il dramma di chi oggi non avrebbe avuto comunque nulla da festeggiare.
A tutti coloro che ormai da tanti anni hanno perso la dignità legata al lavoro, infatti, si aggiungono inesorabilmente i tantissimi altri che un’attività ce l’avevano ma é stata spazzata via dalla crudeltà di una pandemia che oltre alle vite umane, ha strappato la serenità a tanti lavoratori, ormai divenuti disoccupati.
Un dramma nel dramma, che ancora non si attenua.
Penso velocemente al protrarsi della zona arancione per la Puglia, che allunga l’agonia di categorie già molto provate da 14 mesi di emergenza globale.
Penso a chi non ha vissuto alcuna differenza tra zona bianca o gialla o arancione o rossa, perché la crisi lo ha divorato ben prima di queste strategie a colori.
Penso a chi ha visto infranto il sogno di un’attività imprenditoriale che muoveva i suoi primi passi e che ha dovuto fermarsi senza accedere nemmeno a ristori di alcun tipo, restando con un mare di debiti da onorare.
Insomma, in questa giornata in cui avrei voluto parlare da primo cittadino di temi come la sicurezza sul lavoro, i diritti dei lavoratori, la lotta al lavoro nero, l’occupazione femminile, la piaga del lavoro minorile… ecco, in questo giorno devo soffermarmi sul lavoro che non c’è, sulle prospettive incerte e sull’incongnita della ripartenza.
Ma non demoralizziamoci, mai. Saremmo sconfitti due volte.
Non abbattiamoci, se pur arrabbiati e affranti per questa condizione.
Diamo spazio alla caparbietà , alla convinzione che stando uniti possiamo scorgere segnali di speranza, alimentati anche dalla solidarietà che deve essere, prepotente, il vaccino all’epidemia dell’egoismo.
Le istituzioni tutte si sentano obbligate a fare ciascuna la propria parte per individuare ed escogitare percorsi di ripresa.
La stessa amministrazione comunale da me guidata, si senta impegnata costantemente nella promozione di pratiche virtuose che creino opportunità di lavoro per la sua gente. La nostra gente.
Questo, con forza, deve essere il nostro impegno in questo difficile tempo.
Lo dobbiamo a quanti hanno perso il loro pane quotidiano, ma non la speranza che il futuro possa essere presto migliore.
Buona festa del popolo, buona festa del lavoro.