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giovedì, 26 Dicembre 2024
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Movimento “La Scuola per la Scuola” sul vaccino: tra interesse individuale e collettivo

L’obbligatorietà del vaccino anti Covid-19 nei luoghi di lavoro potrebbe in un immediato futuro trovare il suo fondamento giuridico nel D.Lgs. 81/08 come misura di tutela nei confronti dei lavoratori

Ferma restando la quasi unanimità della volontà di vaccinarsi dei docenti appartenenti al movimento, è importante chiarire alcuni punti affinché anche le opinioni minoritarie abbiano il loro spazio. Le osservazioni più frequenti degli oppositori: vaccinarsi non è obbligatorio; i vaccini sono “pericolosi”. Le risposte di docenti appartenenti al movimento.  

Relativamente al primo quesito, in conformità all’art. 32 della Costituzione, attualmente nessuna legge obbliga i docenti alla vaccinazione. Per la Corte Costituzionale (Sent. n.5 del 2018) vaccinarsi serve “non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri”.

Dal punto di vista del Testo Unico sulla Sicurezza e Salute nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08), allo stato attuale il rischio di contagio da Coronavirus è trattato come rischio biologico generico in quanto non si tratta di un rischio biologico “deliberato”, intenzionale, come per esempio se si usa un microorganismo nella produzione di generi alimentari, ma è un rischio “potenziale” cioè che deriva da un’esposizione non intenzionale e che riguarda tutta la popolazione mondiale (pandemia).

L’articolo 272 del D.Lgs. 81/08 comma 1, lettera d, impone al datore di lavoro, per evitare ogni esposizione ad agenti biologici, di adottare misure collettive di protezione ovvero misure di protezione individuali qualora non sia possibile evitare altrimenti l’esposizione e, altresì, adottare misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propagazione accidentale di un agente biologico fuori dal luogo di lavoro.

In tale ottica il vaccino anti Covid-19 può considerarsi, allo stato, come unica misura di protezione efficace contro il contagio. Le altre misure (mascherine, aerazione, distanziamento, igiene delle mani) mitigano il rischio ma non lo possono azzerare del tutto. In realtà nemmeno il vaccino, purtroppo, oggi può dare una sicurezza assoluta per l’immunità al contagio.

L’obbligatorietà del vaccino anti Covid-19 nei luoghi di lavoro potrebbe in un immediato futuro trovare il suo fondamento giuridico nel D.Lgs. 81/08 come misura di tutela nei confronti dei lavoratori.

Circa il secondo quesito, “la pericolosità”: i vaccini sono da considerarsi tra gli strumenti di prevenzione delle malattie più efficaci e a basso costo. Sono farmaci particolari in quanto vengono somministrati su soggetti apparentemente in buona salute prima dell’esposizione all’agente infettivo, e quindi, per evitare che il danno legato allo sviluppo di una possibile patologia abbia luogo.

Come tutti i farmaci, anche i vaccini non possono essere considerati totalmente privi di rischi, sebbene i prodotti in uso siano sempre più efficaci e sicuri, con un ottimo profilo rischio/beneficio. I vaccini agiscono utilizzando i nostri meccanismi di difesa naturali: simulando il primo contatto con un agente infettivo (batterio o virus), stimolano il sistema immunitario ad attivarsi contro di esso e a ricordarlo. Così in caso di nuovo contatto con il patogeno, le nostre difese naturali lo neutralizzeranno immediatamente senza che si manifestino i sintomi della malattia infettiva e le sue possibili conseguenze.

Essenziale per il funzionamento dei vaccini è infatti anche la memoria di cui il sistema immunitario è dotato. Le nostre difese non ricordano allo stesso modo tutti gli incontri con i patogeni: per questo non tutti i vaccini disponibili garantiscono una protezione a vita.

Sempre sulla “pericolosità”, se guardiamo l’immagine del coronavirus ricostruito al computer si rileva prontamente la presenza sulla sua superficie di protuberanze, una sorta di uncini (spike). Infatti grazie a queste formazioni essi si agganciano alle cellule da infettare ed alla stregua di chiavi false vengono utilizzate per entrare in esse e moltiplicarsi utilizzando a proprio vantaggio tutte quelle strutture che gli organismi viventi dispongono per il loro metabolismo.

Quando la cellula è completamente colonizzata, il virus invade un’altra cellula ed un’altra ancora. Poi si propaga su di un altro individuo e così via. Questa arma a disposizione del virus (spike), efficientissima, è anche suo punto debole. Infatti riuscendo a bloccare in qualche maniera la proteina chiave-spike, il virus non riesce più ad entrare all’interno degli ospiti; tutto ciò è possibile mediante gli anticorpi neutralizzanti e la produzione di questi anticorpi neutralizzanti può essere attivata proprio con i vaccini.

Con la tecnologia dell’RNA messaggero (Pfizer-BioNtech e Moderna) si inietta nel paziente parte di una molecola di RNA messaggero (m-RNA) che è una delle due molecole contenenti l’informazione genetica per ogni organismo vivente, che provvede alla produzione di proteine.

Una volta iniettato questo vaccino a base di mRNA, questa molecola raggiunge le cellule bersaglio nel nostro corpo e vi entra dentro; giunta nel citoplasma cellulare induce la produzione di proteine spike virali (antigeni) che una volta fuoriuscite dalle cellule, senza dare patologia, saranno riconosciute come molecole estranee dal sistema immunitario e indurranno la produzione di anticorpi specifici che le neutralizzeranno; in un secondo momento verrà attivata la produzione di cellule immunitarie della memoria che assicureranno il mantenimento della protezione nel tempo.

Questo il contributo di alcuni docenti, esperti in diversi settori tra cui l’ing. Fabio Larato, esperto di sicurezza nei luoghi di lavoro, la prof.ssa Ida Suriano, biologa, la prof.ssa Riccardina Dischiena,  farmacista.

Per informazioni sul movimento, contattare il referente prof. Mario Bacco all’indirizzo mail baccomario2015@gmail.com .

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