“Il Recovery plan può rappresentare per il nostro Paese una grande opportunità per il rilancio socio-economico-ambientale, a partire dal recupero e salvaguardia del patrimonio verde oltre che idrogeologico e naturalistico esistente”.
La nota è a firma di Benedetto Miscioscia, coordinatore regionale del movimento ecologista FareAmbiente.
“Tra le altre, un’opportunità potrebbe essere rappresentata dalle ZEA (Zona Economica Ambientale) per le quali il Ministero dell’Ambiente ha stanziato recentemente 40 milioni di euro di contributi straordinari per coniugare sviluppo e tutela del territorio, per dare sostegno alle imprese che intendono impegnarsi in programmi o investimenti che rispettino l’ambiente, prevedendo agevolazioni e vantaggi fiscali per chi voglia rilanciare attività imprenditoriali nei territori ricadenti nei Parchi eco-sostenibili per prevenire l’abbandono e il degrado ambientale. Peccato che questa misura, peraltro insufficiente, riguardi solo i Parchi Nazionali con l’esclusione dei Parchi regionali e delle riserve naturali.
Considerato che la Puglia, è la regione con due Parchi Nazionali (Gargano e Alta Murgia che ospitano due siti UNESCO, la Riserva Naturale della Foresta Umbra e Castel del Monte), dodici Parchi Regionali e ventiquattro Riserve naturali, potrebbe attivarsi per farsi promotrice di un programma straordinario mirato a migliorare sia la fruizione delle aree protette che la sicurezza delle stesse mediante l’implementazione dell’utilizzo di figure specifiche e speciali come i divulgatori e le guide ambientali, con l’individuazione e l’attivazione di punti di accoglienza straordinari, seppure temporanei, ove necessari, oltre a poter meglio organizzare logisticamente quelli già esistenti.
Un programma che consenta di vivere spazi liberi e momenti di turismo altamente significativi sotto il profilo non solo salutistico e ambientale ma anche naturalistico ed enogastronomico tutelando e valorizzando le specifiche identità culturali ed enogastronomiche.
Peraltro, la mancata tutela e l’inadeguata “governance” del sistema naturalistico e paesaggistico delle aree boschive e di quelle protette, potrebbe portare ad un degrado ambientale e ad eventi catastrofici come incendi e disastri idrogeologici di cui purtroppo non ci possiamo ritenere esenti da responsabilità. Senza trascurare la grave alterazione degli equilibri dell’eco-sistema della Murgia e delle aree boschive provocato dal sovraffollamento della popolazione dei cinghiali.
La mancata tutela e valorizzazione dei territori boschivi diventa anche causa dello spopolamento e della desertificazione sociale che determina l’annullamento di ogni presidio del territorio e conseguentemente la mancata cura e vigilanza. Tutto ciò, nonostante sia stata approvata la Legge 12 dicembre 2019 n. 141, che ha convertito in legge, con modificazioni, il Decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111 (cosiddetto Decreto Clima), recante “Misure urgenti per il rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria e proroga del termine di cui all’articolo 48, commi 11 e 13, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229. (19G00148)” (GU n.292 del 13-12-2019).
Infatti, le modifiche relative all’art. 4 “Azioni per la riforestazione”, ai comma 4, 4-ter, 4-novies, rappresentano interessanti opportunità per interventi di riforestazione nelle aree naturali protette, che dovrebbero trovare nella regia regionale un ruolo fondamentale per l’individuazione delle più efficaci modalità di progettazione, attuazione e coordinamento con le altre istanze e norme regionale (una per tutte la compatibilità idraulica).
Ancor più, la norma citata, si presta bene ad una considerazione complessiva in relazione alle risultanze del “Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia – 2019” redatto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Per queste ragioni, l’istituzione delle ZEA, ovvero le Zone Economiche Ambientali previste per i territori dei soli Parchi Nazionali, andrebbero estese anche a tutte le aree protette istituite ai sensi della legge 394, ampliandone l’applicazione delle agevolazioni e dei vantaggi fiscali anche ai territori ricadenti nei Parchi regionali (una precisa presa di posizione peraltro anche di FEDERPARCHI) per chi volesse intraprendere al loro interno attività imprenditoriali ecosostenibili.
Per queste ragioni andrebbero avviate in tale senso, le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell’Ambiente, affinché si possa anche pensare ad un nuovo paradigma dei Parchi e delle riserve naturali, le cui finalità possono orientarsi ad aggregare i territori intorno all’idea guida dei Distretti Rurali; oltre a dare vita ad un riallineamento territoriale dei sette “Distretti del Cibo” che la Puglia ha riconosciuto, rispetto alle aree naturali protette nazionali e regionali che, al momento, vede solamente il Parco Nazionale dell’Alta Murgia interessato da questa corrispondenza, mentre rimangono fuori tutte le altre aree protette nel territorio regionale, incluso il Parco Nazionale del Gargano” – conclude Benedetto Miscioscia.