E’ stato l’ultimo consiglio comunale del 2020, svoltosi in streaming il 30 dicembre 2020 e consumatosi in due tranches: la mattina e il pomeriggio; nella prima parte il sindaco Cannito, su richiesta dei consiglieri comunali di “Coalizione Civica”, ha reso noti i dati Covid del 29 dicembre, affermando che :
“ 920 sono le persone risultate positive a Barletta, 1455 guariti e 56 ricoveri al Dimiccoli, 1.117 tamponi molecolari processati dal 14 al 20 dicembre e dal 21 al 27 dicembre.
Non è facile avere i dati quotidiani, la cadenza delle comunicazioni è di due volte a settimana; per ciò che concerne l’esito dei tamponi i tempi sono notevolmente migliorati, grazie all’intervento della marina militare e dei laboratori privati convenzionati nonché alla riduzione del contagio a livello territoriale.
Purtroppo l’accordo tra medici di base e la Regione non c’è stato in merito alla possibilità che i medici eseguano i tamponi veloci, stiamo cercando invece di accordarci con la protezione civile regionale ovvero anche Ruggiero Mennea – presidente del Comitato permanente della Protezione Civile regionale – affinché vengano posizionati dei container nel castello all’interno dei quali poter eseguire i tamponi. Al momento, fortunatamente, non ricevo più lettere di lamentale per le lungaggini legate agli esiti dei tamponi.
68 decessi per Covid (sempre nel periodo succitato) un dato a mio avviso poco credibile; temo una terza ondata tra gennaio e febbraio, anche perché una parte dei cittadini, nonostante le misure restrittive, continua a non collaborare. Stiamo inoltre lavorando ancora affinchè l’Asp Regina Margherita di via Enrico Fermi diventi un luogo di assistenza Covid o post Covid; mi chiedo anche, quesito che dovrò porre al Dg Delle Donne, se nei tempi opportuni è importante che noi membri delle istituzioni pubbliche dovremmo prontamente vaccinarci, così da garantire una continuità istituzionale.” – ha concluso Cannito –
Dopo diverse domande di attualità è stato poi affrontato il primo punto all’ordine del giorno, ovvero quello che attiene l’ esercizio del diritto di prelazione per l’acquisto dell’ex palazzo delle poste, com’era già stato preannunciato il Comune non ha liquidità sufficiente per esercitare tale diritto, ma il sindaco ha comunque voluto precisare che:
“Oggi (n.d.r.) il Consiglio comunale si è espresso votando a maggioranza contro l’esercizio del diritto di prelazione per l’acquisizione del Palazzo delle Poste, sancendo l’impossibilità, da parte del Comune di Barletta, di far fronte nei tempi consentiti, che sono ristrettissimi, a un’ingente spesa per le casse cittadine con fondi al momento non disponibili e al fine di non compromettere la stabilità finanziaria dell’ente comunale.
Cionondimeno, l’Amministrazione comunale intende perseguire la volontà generale, evidentemente emersa, dell’Assise cittadina ma anche della comunità cittadina tutta, di voler tutelare, valorizzare e fruire del bene e del patrimonio storico, materiale e immateriale, rappresentato da quell’immobile. Questo anche in virtù sia dei vincoli insistenti su quell’edificio sia dell’importanza che riveste per la città di Barletta, di cui è elemento identitario e storico.
Pertanto, per raggiungere quell’obiettivo, percorreremo tutte le vie possibili, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali, i parlamentari barlettani e pugliesi, i consiglieri regionali, il Consiglio provinciale, e intercettando finanziamenti statali ed europei.
A sostenere la decisone del sindaco è stata la consigliera di maggioranza STELLA MELE, che con un lungo post su Facebook ha commentato così la scelta dell’assise:
“Oggi, dopo ore di discussione, il Consiglio Comunale si è espresso in sfavore dell’esercizio del diritto di prelazione sull’acquisto dell’ex Palazzo delle Poste, agendo con coscienza e con la diligenza del “buon padre di famiglia”, principio che la legge impone agli amministratori nella gestione della “cosa pubblica”.
L’ex Palazzo delle Poste veniva aggiudicato all’asta alla società acquirente, la quale versava alla società alienante una caparra di € 526.125,60.
Somma che alla stessa sarebbe stata restituita solo in caso di successivo esercizio di diritto di prelazione in capo al Comune di Barletta, essendo intervenuto sull’immobile – poco dopo l’aggiudicazione – un vincolo culturale da parte della Sovraintendenza.
Lo scorso 15 Dicembre il MIBACT inviava al Comune di Barletta copia della denuncia di trasferimento della proprietà dell’immobile a titolo oneroso. Data dalla quale per il Comune iniziavano a decorrere i termini per esercitare il diritto di prelazione in capo ad esso.
Consapevoli dell’importante valore storico rappresentato da un immobile che è lì a testimoniare una pagina di storia dolorosa per la Città di Barletta, oggi il Consiglio comunale ha dovuto optare per una valutazione di natura esclusivamente finanziaria, poiché il prezzo di € 3.339.831,28 (comprensivo di Iva, imposta di registro, imposta ipotecaria, imposta catastale e spese notarili), non è risultato congruo rispetto al valore finale di mercato, pari ad € 1.730.000,00.
A rassicurare la Città sull’impossibilità che quelle mura potranno mai essere abbattute dalla società acquirente, vi è un vincolo che impone alla stessa anche un utilizzo compatibile con il valore storico e culturale di quel Palazzo.
Siamo certi che sia arrivato il momento che la “consapevolezza del valore del nostro patrimonio culturale” debba appartenere anche ai “privati” e non solo al “pubblico” e che circostanze come questa possano rappresentare per i primi un’opportunità per restituire alla città quanto in passato le è stato sottratto (penso all’abbattimento del prestigioso Palazzo Cuomo in piazza Caduti o ad altri scempi edilizi che hanno spesso e volentieri mortificato l’assetto urbanistico della nostra città).
Ovviamente parlo in generale, senza personalizzare e senza riferirmi alla società acquirente, ma ripercorrendo genericamente gli ultimi trent’anni di politica edilizia barlettana.
Piacerebbe anche all’Amministrazione comunale poter acquisire al suo patrimonio ogni immobile di prestigio insistente sul nostro territorio, per valorizzare ogni tassello della nostra storia e identità culturale e locale, ma le risorse finanziarie impongono, di volta in volta, riflessioni e scelte.
Sappiamo che lì fuori la decisione odierna non troverà il gradimento di tutti, ma talvolta accade che le principali accuse provengano proprio da chi spesso è stato animato poco dalla tutela degli interessi generali e molto dalla tutela di interessi particolari.
Diffidate da chi urla allo scandalo. Dagli arrabbiati, dagli opportunisti, dai professionisti della retorica e della strumentalizzazione politica di cui si servono, da anni, a loro esclusivo piacimento nel vano tentativo di ricevere tornaconti in termini di visibilità politica.
L’Ex Palazzo delle poste, seppur in mano privata, apparterrà per sempre alla storia di questa città.”
Dura invece la reazione del PD il cui Gruppo consiliare composto dai consiglieri comunali: Ruggiero Mennea , Rosa Cascella, Dino Delvecchio, Rosanna Maffione e Antonio Divincenzo ai quali si aggiunge l’intero Circolo PD di Barletta, si sono invece espressi con netta disapprovazione, divulgando quanto segue:
“Resterà negli annali della città di Barletta il fallimento di questa amministrazione nell’aver mancato all’esercizio del diritto di prelazione per l’acquisto del Palazzo delle Poste.
Si è conclusa, così, nel peggiore dei modi una vicenda che si trascinava da vent’anni. Mancato, colpevolmente, l’appuntamento con la storia da parte dell’amministrazione guidata da Cosimo Damiano Cannito. Se l’amministrazione Cannito cercava un motivo per entrare nella storia della città, l’ha certamente trovato.
Questa scelta sciagurata i cittadini non la dimenticheranno facilmente. Nonostante si siano moltiplicati gli appelli pubblici in favore dell’acquisto dell’immobile, sindaco e giunta si sono dimostrati sordi e indifferenti.
Nel mese di novembre abbiamo appreso dalla stampa, e non dall’amministrazione, che il Ministero per i beni e le attività culturali, con una nota pervenuta il 18 settembre scorso, aveva comunicato al Comune di Barletta il rilascio dell’autorizzazione alla vendita del Palazzo delle Poste e ha invitato gli enti destinatari a valutare le determinazioni preventive circa l’interesse ad esercitare il diritto di prelazione.
Sul Palazzo come è noto, fortunatamente, insiste un vincolo storico-artistico e l’autorizzazione all’alienazione, data dal MiBACT, contiene precise prescrizioni in ordine ad una destinazione d’uso compatibile con il suo carattere storico-culturale, alla conservazione degli interni e degli esterni e alle condizioni di fruibilità pubblica.
Ora, non sappiamo come sarà possibile garantire la pubblica fruibilità di questo bene, visto che finirà nelle mani di privati per volontà dell’amministrazione Cannito. Senza trascurare il fatto che sempre i privati, attuali proprietari dell’immobile, non hanno certo brillato in materia di salvaguardia e tutela del Palazzo, che infatti è in uno stato di evidente abbandono e incuria.
Abbiamo fatto il possibile, come Partito democratico, dentro e fuori il Consiglio comunale, per impedire quest’atto improvvido ma l’amministrazione si è intestardita nel percorrere la sua strada contro tutti e tutto. Restando sorda ad ogni appello venuto da più parti e da autorevoli personalità della società civile.
L’amministrazione Cannito ha fatto trascorrere circa tre mesi in vano, senza mettere in campo alcuna iniziativa o azione propositiva.
Nulla è stato fatto per raccogliere gli appelli a raccordare le diverse istituzioni locali e nazionali, per favorire un’azione sinergica sulla prelazione e il successivo progetto di ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile e restituirlo alla pubblica fruibilità.
Resta salda, per il PD, la volontà di salvaguardare i valori costituzionali e della resistenza, che a Barletta trovarono un primo sussulto nazionale nell’opposizione, civile e militare, all’occupazione nazista della città.
Abbiamo tutti visto e letto quanto accaduto, lo scorso 12 settembre,in merito alla mancata commemorazione della resistenza militare del locale presidio.
Ora, rinunciando ad esercitare il diritto di prelazione sul palazzo delle Poste, luogo simbolo della città, dove fu compiuto il barbaro eccidio dei dieci vigili e due netturbini, per farci un contenitore culturale e di memoria storica, l’amministrazione
Cannito rende ulteriormente palese il suo disinteresse per i fatti del settembre ‘43, che valsero alla città ben due medaglie d’oro.
Potremmo sostenere che è stata resa addirittura manifesta la volontà di ridimensionare la portata dei fatti che videro Barletta protagonista della lotta di liberazione nazionale.
Ma noi, come PD, continueremo a lottare per denunciare l’operato di questa amministrazione che, ormai è evidente a tutti, falsamente si professa per i valori della resistenza.
Di analogo avviso è stato il commento del Capogruppo di “COALIZIONE CIVICA” Carmine Doronzo, il quale con un post su Facebook ha preso anch’egli nettamente le distanze dalla decisione espressa dal sindaco e dalla sua maggioranza:
“A nulla sono serviti i nostri appelli a prendere ancora qualche settimana di tempo per provare a coinvolgere Provincia, Regione e Stato.
Il sindaco e la sua maggioranza in fretta e furia hanno deciso: il Palazzo delle Poste resterà in mano privata.
Un luogo simbolico per la città di Barletta e per la storia della Resistenza antifascista italiana e mondiale resta senza un progetto di valorizzazione, sottratto alla pubblica fruibilità da vent’anni e chissà per quanto altro tempo ancora.
L’ennesima sconfitta per le istituzioni e per tutta la città di Barletta.
Grazie sindaco Cannito.”
LA SECONDA PARTE del consiglio si è tenuta nel tardo pomeriggio di ieri discutendo inizialmente in merito al “piano di revisione periodica delle partecipazioni societarie detenute alla data del 31 dicembre 2019″, per le quali il Sindaco ha dichiarato che :
“ Non ci arrenderemo mai alla possibilità che il Patto territoriale Nord Barese Ofantino possa rivivere e alcuni dei 21 dipendenti del patto sono stati utilizzati dal Comune. Invito il consigliere comunale e regionale Ruggiero Mennea a farsi carico delle sorti del Patto affinché siano intercettati finanziamenti.”
Per ciò che concerne le sorti, con molta probabilità del GAL DaunOfantino dedito soprattutto ai settori dell’Agricoltura e della Pesca , un GAL al quale l’ex sindaco Cascella decise di farvi parte, Cannito ha invece sostenuto:
“Non è mai stato considerato nelle sue potenzialità, anche per un nostro atteggiamento di natura ideologica essendo per la maggior parte costituito da privati, un pochino ce ne siamo dimenticati facciamo perciò nostra ammenda della scarso apporto da parte del GAL. I 12 mila euro che versiamo per il GAL sono a rendicontazione e devono consentirci di avere un ulteriore supporto , proprio perché viene meno il patto NBO (speriamo di no) e l’ ufficio Europa, nonostante abbia una carenza di organico, svolge faticosamente un lavoro encomiabile, sarebbe una contraddizione dire usciamo dal GAL e inevitabilmente andremo così a depotenziare le opportunità nelle ricerca dei finanziamenti; pertanto dobbiamo necessariamente controllare e partecipare ai bandi che il GAL mette in atto sul territorio soprattutto nei settori della pesca e dell’ agricoltura dimenticati e abbandonati in questa città dalle precedenti (ma non tutte) amministrazioni.”