ll crollo delle attività di 20mila bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e 876 agriturismi in Puglia ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 680 milioni di euro per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020, per cui è necessaria una robusta iniziazione di liquidità per scongiurare che finiscano finanche all’asta i vigneti pugliesi, l’effetto più drammatico per le aziende che non riescono a sopravvivere alle crisi.
E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia sulle conseguenze delle chiusure e delle limitazioni imposte alla ristorazione dalle misure anti contagio per l’emergenza Covid in zona arancione.
“Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Le limitazioni alle attività di impresa devono prevedere un adeguato sostegno economico e iniezioni di liquidità per gli agriturismi e lungo tutta la filiera”, incalza Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Per Coldiretti Puglia vanno salvate aziende agricole e vigneti che finiscono finanche all’asta, dove solo nel 2019, quando ancora non c’era la morsa del Covid, dei 1142 lotti di vigneti fini all’asta il 7% è pugliese, secondo i dati di NPLs RE_SOLUTIONS, che traccia l’analisi sulle terre coinvolte del Negramaro, del Primitivo di Manduria e dei vini del Salento.
“Sono finiti all’asta nel 2019 ben 155 vigneti per un valore di quasi 18 milioni di euro, ma le stime parlano di una valore effettivo di 40 milioni di euro, per problemi legati spesso alla produzione, all’export, alle crisi e alla tassazione. Imprese vitivinicole e le cantine, oggi più che mai, vanno sostenute, perché sono i testimonial dell’agroalimentare made in Italy.
Durante l’anno alle difficoltà del lockdown primaverile si sono aggiunte le chiusure a catena di ottobre e novembre, ma la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare nel caso in cui i vincoli al consumo fuori casa si dovessero estendere alle feste di fine anno, con Natale e Capodanno alle porte”, afferma Gianni Cantele, responsabile della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Puglia.
“Grazie alla azione di Coldiretti sono state adottate varie misure – insiste Cantele – finalizzate a dare liquidità ai produttori e ridurre le giacenze di vini e di uve della nuova vendemmia ma anche sgravi contributivi, incentivi all’acquisto di vino e prodotti italiani”.
“Segmentazione dei canali distribuzione e internazionalizzazione sono scelte obbligate – aggiunge Cantele – in questo momento di crisi per mettere a punto una strategia più incisiva di presenza sui mercati stranieri. Sono indispensabili la creazione di nuovi canali commerciali e una massiccia campagna di comunicazione superando l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo, valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate”.
In questo contesto è importante il bonus di filiera per menu 100% Made in Italy per il quale le domande potranno essere presentate fino al 28 novembre 2020 attraverso il portale www.portaleristorazione.it o presso gli sportelli degli uffici postali. Per la prima volta si interviene in modo integrato dal campo alla tavola con un bonus che a cascata sostiene, insieme alla ristorazione, anche l’industria alimentare e l’agricoltura italiana. Del bonus – spiega la Coldiretti – potranno beneficiare non solo i ristoranti, le mense e chi svolge attività di catering su base continuativa (ossia coloro che forniscono pasti presso ospedali, scuole, industrie), ma anche gli agriturismi, le attività di catering e banqueting per eventi e gli alberghi che somministrano cibo.
Sul Fondo per la filiera della ristorazione per il 2020 – sottolinea la Coldiretti – sono stati stanziati 600 milioni finalizzati alla erogazione di un contributo a fondo perduto per l’acquisto, effettuato dopo il 14 agosto 2020, di prodotti di filiere agricole e alimentari, inclusi quelli vitivinicoli, anche DOP e IGP, valorizzando la materia prima di territorio anche attraverso l’acquisto di prodotti in vendita diretta dalle aziende agricole.
Il beneficiario – conclude la Coldiretti – è tenuto ad acquistare almeno tre differenti tipologie di prodotti agricoli e alimentari e il prodotto principale non può superare il 50 % spesa totale sostenuta mentre il contributo non può mai essere superiore all’ammontare complessivo degli acquisti che non può essere inferiore ai 1.000 euro ne superiore a 10.000 euro (esclusa IVA).