Una lettera ironica ma anche per certi versi drammatica quella scritta dal signor Salvatore Fiandanese, marito della signora Zingaro Anna Maria, proprietaria di un terreno da sempre ad uso agricolo ricevuto in donazione dai genitori.
La signora Zingaro, un’instancabile mamma e nonna settantenne che ha deciso di non arrendersi, alla quale, per il sol fatto di essere casalinga le viene anche negato il trattamento pensionistico, viene chiamata dal comune di Trani a versare ben oltre mille euro l’anno di Imu per il sol fatto di essere proprietaria di un appezzamento di terreno sulla Strada provinciale Andria-Trani che rappresenta solamente un costo per la sua manutenzione e che produce appena quel poco di olio per farlo assaggiare ai propri figli e nipoti.
“Fino a qualche anno fa su quel terreno, di fatto ad uso agricolo – spiega il signor Salvatore – veniva corrisposta un’Imu di circa 24 euro e questo perché veniva correttamente individuata tale area come agricola. Invece oggi il comune di Trani, secondo quanto previsto nel suo Regolamento, prevede che l’esenzione dal pagamento di quella somma così esagerata sia prevista solo in caso di conduzione agricola da parte di Impresa o Coltivatore Diretto“.
Allora la signora Zingaro Anna Maria, alla quale il comune di Trani ha chiesto il pagamento di quasi ottomila euro riferiti agli anni precedenti, si chiede: “come faccio a versare ciò che il comune di Trani mi chiede se non ho reddito?” In realtà la cosa appare abbastanza controversa al punto che la signora Zingaro ha scritto anche al Presidente della Repubblica Mattarella, oltre che direttamente al comune di Trani, al Presidente del Consiglio ed altre Autorità.
“Mia moglie avrebbe pure la forza, la capacità e la volontà di fare l’agricoltrice – aggiunge Salvatore – ma ve la vedete una settantenne, impegnata ogni giorno ad accudire i propri familiari, andare a zappare la terra per il sol fatto di ottenere quella esenzione di cui stanno godendo altri? Ammesso pure che Anna Maria trovasse le forze per farlo ciò non sarebbe neppure stato sufficiente a raggiungere lo scopo in quanto se diventasse zappatora alla veneranda età di settant’anni non potrebbe neppure ottenere la qualifica di Imprenditrice Agricola, secondo la legge vigente. E’ vero che ci sono io – scrive il marito Salvatore, di nome e di fatto – a far fronte al pagamento delle migliaia di euro richieste dal comune di Trani, sottraendo quelle risorse alla mia misera pensione di nemmeno mille euro al mese dopo cinquant’anni di attività commerciale ma è pur vero che chiedere somme di quel genere, in queste condizioni, è da inqualificabili.
Di sicuro la soluzione ci sarebbe e sarebbe anche la più equa, la più seria ed opportuna: prevedere nel Regolamento comunale della città di Trani sull’IMU che qualora si verificasse la condizione in cui il terreno risulti effettivamente di fatto di natura agricola e fosse intestato a soggetti in particolari condizioni, come nel caso della signora Anna Maria Zingaro, venisse previsto lo stesso identico trattamento agevolativo che viene riservato al baldo giovane che risulta essere Imprenditore Agricolo e che, al contrario della casalinga senza pensione né reddito, non solo trae beneficio economico dalla coltivazione di quei terreni ma anche benefici IMU da parte di un comune che evidentemente ha lasciato le cose a metà.
Auguri alla signora Anna Maria e l’auspicio che il comune di Trani diventi non solo Capitale della Cultura in Italia ma anche Capitale dell’Umanità. Magari il “caso” della signora Zingaro potrebbe essere il primo passo verso quel traguardo.