“La città e le sue forze migliori sono in grado di stupirci, generando una risposta energica alla crisi economica e valorizzando le idee più innovative, come è accaduto nelle start-up giovanili che si sono imposte all’attenzione della opinione pubblica. Ma perché questo avvenga, dobbiamo creare le condizioni ideali, una sorta di incubatore di impresa che raccolga i fermenti e li porti a maturazione imprenditoriale”.
Si riparte dalla creatività , insomma, secondo la candidata Sindaca della città di Andria, avv. Giovanna Bruno, che auspica un vero e proprio terremoto innovativo nelle iniziative giovanili, quelle in grado di imprimere al tessuto economico una decisa accelerazione.
“I campi di applicazione sono i più disparati, – dice – ed interessano sia le piccole idee della manifattura artigianale ma, come statisticamente evidente, si concentrano maggiormente nell’indotto agricolo e ricettivo. In questi campi, ci sono esempi di piccole imprese, per lo più formate da giovani di rientro da esperienze di studio o lavoro all’estero, che hanno deciso di puntare sul territorio, come una scommessa da vincere a tutti i costi.
In molti casi, queste sfide si sono trasformate in storie di successo con trend di crescita potenziali elevati. A questo tipo di città vogliamo guardare, una città resiliente che elabora le difficoltà per metabolizzarle e trasformare l’energia delle esperienze in un carburante propulsivo”.
Secondo la candidata del centrosinistra andriese, gli interventi di accompagnamento possono essere messi subito in campo, allestendo un pool di esperti che non si occupi solo e soltanto di istruire le pratiche di finanziamento, ma che accompagni le giovani imprese in un cammino di posizionamento sul mercato e di orientamento dell’offerta. Questo acceleratore, poi, potrebbe nascere in uno dei luoghi simbolo della città , abbandonati dall’incuria e pronti a sancire un riscatto dell’intera popolazione andriese.
“A chiedercelo – conclude Giovanna Bruno – sono gli stessi giovani, ad oggi mortificati dal peso della burocrazia e dalla miopia della classe politica. Non siamo, però, tutti uguali”.