“Viviamo un momento di grande emergenza dettato dalla pandemia in atto che non impone solo l’esigenza di migliorare la nostra sanità, ma si ripercuote anche su altre questioni che coinvolgono tutto il tessuto sociale, economico e culturale. In primis, argomento di stretta attualità in questi mesi in cui ci viene imposta l’osservanza delle regole è quello relativo alla gestione della sicurezza“.
L’avv. Laura Di Pilato, candidata sindaca della città di Andria, sottolinea un aspetto importante riguardante la sicurezza nella città federiciana in questo periodo di emergenza: “Il comune di Andria conta 70 agenti di Polizia Locale e a partire dal 14 aprile scorso è “in campo” solo il 50% della forza mentre gli altri sono in disponibilità di pronto impiego. Resta a casa la metà degli operatori (in ferie: congedo ordinario 2019 e recupero festivi pregressi).
In pratica gli operatori della Polizia Locale, in attuazione alla predisposizione dei servizi minimi essenziali previsti da piano pandemico, sono stati divisi in due gruppi che lavorano a settimane alterne in modo da garantire la continuità del servizio in caso malaugurato di contagio. Intanto, il sabato e la domenica operano tutti e 70 gli agenti. E mentre la città di Bari, che conta oltre 700 unità di agenti di Polizia Locale distribuiti su una popolazione di 324mila cittadini, fa alternare i suoi operatori ogni 15 giorni (tempo opportuno per accertare eventuale contagio), Andria che conta meno di un terzo degli abitanti del capoluogo barese e che “annovera” appena 70 unità si permette il lusso di lasciare a casa la metà degli agenti in barba alla necessità di sopperire all’emergenza in maniera capillare.
Oltremodo, come già ribadito, se un agente dovesse malauguratamente infettarsi e il virus si dovesse manifestare a distanza di una settimana, sarebbe a serio rischio il contagio tra i colleghi di lavoro e non solo.
Come mai ad oggi, ad ogni modo, per la categoria non è stato predisposto alcun tampone? Perché le autovetture di servizio non sono state sanificate opportunamente? Per quale motivo non sono stati consegnati di DPI (dispositivi di protezione individuale)? Eppure dei fondi per la predisposizione di un piano pandemico sarebbero stati apposti per la tutela della categoria. Che fine hanno fatto? Tanti gli interrogativi che meriterebbero una risposta. Mater artium necessitas: in questo periodo di particolari ristrettezze la necessità dovrebbe aguzzare l’ingegno piuttosto che intorpidirlo” – conclude Di Pilato.