Siamo veramente stanchi di una politica che si ricorda che esiste il problema della sanità in occasione degli appuntamenti elettorali. Basta con i proclami. L’attenzione alla salute deve durare tutto l’anno soprattutto attuando una politica di ascolto delle voci che provengono dall’interno della sanità. Vogliamo essere degli interlocutori ascoltati e non essere messi all’indice quando le cose non vanno secondo le aspettative di qualcuno o subire violenza nei Pronto soccorso o nelle ambulanze perchè la gente è esasperata per cause non attribuibili al personale sanitario.
In merito al Cpt di Trani sono necessari alcuni chiarimenti chiarimenti.
È nato quando il direttore generale era Giovanni Gorgoni che ora è Direttore all’Ares e quindi con questa amministrazione regionale.
Bisogna dirlo per onestà intellettuale ed è nato grazie non soltanto alla volontà della direzione generale di creare il Cpt di Trani in una città che stava riordinando la sua organizzazione sanitaria con la chiusura di tantissimi reparti del vecchio ospedale San Nicola pellegrino. È nato perchè i sindacati, e quello che mi onoro di rappresentare ovvero quello della medicina generale in questo territorio ha collaborato fortemente, con la direzione generale e ci hanno messo del loro per realizzare quella struttura. Non vi erano i finanziamenti sufficienti e abbiamo fatto uno sforzo per andare a trovare i finanziamenti creando una organizzazione sul territorio valida ma che non può essere esaustiva perché è giusto ricordare anche che la medicina generale è fatta da professionisti che è un pò come carabinieri ovvero è vicina alla gente nelle periferie dimenticate o nei paesi isolati dai grandi centri urbani , senza ospedali a coprirti le spalle.
Guardiamo ai veri problemi , siamo una Regione che ha un sottofinanziamento dallo Stato che grida vendetta.
Negli ultimi 13 anni a parità di popolazione la Puglia ha ricevuto un finanziamento di tre miliardi in meno rispetto all’Emilia-Romagna. Per il personale spendiamo il 48% in meno. L’aspettativa di vita di un pugliese rispetto ad un Trentino e di circa 2 anni in meno.
L’Emilia spende in costi di produzione sanitari 232 euro pro capite in più.
Abbiamo una mobilità passiva cioè una migrazione di persone che vanno a curarsi fuori che portano ricchezza in regioni che già sono ricche. Da noi mancano delle risposte sanitarie che sono legate soprattutto al sottodimensionamento del personale e alla carenza di investimenti in tecnologie d’avanguardia .
La qualità dei nostri professionisti è unanimemente riconosciuta, qualcuno ci spieghi perché siamo bravi quando operiamo al Nord o all’estero e siamo incapaci quando siamo a casa nostra!!!
Ma qualcuno si ricorda che gli ospedali soffrono tutte di carenze di personale? Solo per fare un esempio A Barletta in gastroenterologia, dove sono stato nei giorni scorsi, parlando con le colleghe è venuto fuori che su otto operatori ne sono in servizio in cinque e fanno turni suppletivi per non lasciare vacante il servizio sacrificando se stesse e la famiglia. Situazioni di questo tipo interessano molti reparti e se si aggiunge a questo la carenza di operatori disponibili si rischia il collasso .
E che dire dei colleghi del 118 i veri tappa buchi della sanità pugliese?
Quelli della nostra provincia vanno a coprire i turni di pronto soccorso e i punti di primo intervento e sono due mesi che non ricevono il pagamento di quei turni .
Stanno protestando per questo eppure continuano lavorare grazie allo spirito di sacrificio che li porta a coprire situazioni di emergenza.
Il sistema di emergenza urgenza e grandemente sofferente: mancano gli operatori, manca il personale ma continua ad assicurare gli interventi anche a rischio della propria incolumità . Un medico stanco e sotto pressione non è utile a nessuno tanto meno a chi a lui si rivolge .
Questi sono gli argomenti di cui la politica si deve interessare tutto l’anno facendo quadrato per implementare i finanziamenti alla sanità regionale e non dividersi per puro calcolo elettorale e magari non badando soltanto al risparmio della spesa farmaceutica come se il problema sia in un farmaco in più o in meno e non legato ad una visione d’insieme che comprenda tutte le variabili socio economiche e sanitarie della stessa.
Giusto per la cronaca La nostra spesa provinciale è allineata a quella nazionale.
Il problema è la riorganizzazione dei servizi sanitari regionali.
Una medicina del territorio che faccia realmente prevenzione e diagnosi di primo livello integrata con i servizi specialistici e con i servizi ospedalieri. Una medicina ospedaliera che si occupa di acuzie e di alto livello tecnologico e professionale. Servono medici aggiornati e che operino in condizioni di serenità e sicurezza non muli da soma.
Il concetto, ribadisco, è questo: basta con le strumentalizzazioni e basta anche con i medici che si prestano a questa azione di occupazione da parte di un ceto politico che premia i servi e mortifica il merito. Abbiamo necessità di autonomia ed indipendenza per essere al servizio delle persone e vedere riconosciute le prerogative sociali e morali ancor prima dei diritti contrattuali.
La politica di occupi dei bisogni e dei diritti dei cittadini e lasci ai professionisti della sanità la gestione della sua organizzazione.
Dottor Benedetto Delvecchio
Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani