Sono accaduti, nelle ultime settimane e nella nostra città, fatti, rispetto ai quali non possiamo rimanere indifferenti né tantomeno in silenzio; forse qualcuno ha pensato male che in tempi di lockdown come “in amore e in guerra tutto sia lecito ”, ma così non è e non può continuare ad essere…
Siamo profondamente amareggiati nel constatare che nell’uscire dal confinamento degli ultimi mesi, anziché ritemprarci alla vista del verde dei nostri giardini e delle nostre strade ci ritroviamo a fare la conta dell’ennesimo scempio perpetrato ai danni del nostro patrimonio arboreo, per mezzo di potature improvvisate e, a nostro avviso, illegittime, oltreché fuori stagione.
È quanto si legge in una nota diffusa dal presidente del Circolo Legambiente di Barletta Raffaele Corvasce.
Ci chiediamo allora, se il verde urbano e l’ambiente, non siano considerati da molti solo degli efficaci spot, sventolati ad arte per raccogliere un po’ di consenso durante le manifestazioni pubbliche, salvo poi non essere in grado di garantire una manutenzione, costante, attenta e basata soprattutto su conoscenze scientifiche del ciclo vitale delle piante.
Ci lascia sempre più disarmati e sconcertati la pessima gestione del verde urbano, in una città come la nostra, che tra l’altro può contare sulla presenza del circolo Legambiente, che attraverso i suoi volontari, non manca di profondere il massimo impegno nel preservare quel po’ di natura e colore che ancora si riesce a scrutare tra i palazzi del centro urbano.
Ma custodire e piantare nuovi alberi, non può bastare, se quegli stessi alberi vengono trascurati e forse anche maltrattati con pratiche di potatura e capitozzatura irregolari.
Gli ultimi di una lunga serie di inappropriati interventi sul verde urbano sono quelli di potatura effettuati alla fine del mese di aprile sui Lecci ubicati in Piazza Aldo Moro e il 04 maggio 2020 sugli Olmi ubicati lungo il Corso Vittorio Emanuele, nei pressi dell’Orologio di San Giacomo.
Il danno arrecato non si limita solo alle modalità di potatura, ma all’aver eseguito la stessa potatura in un periodo dell’anno assolutamente sbagliato, tanto da potersi considerare totalmente inappropriata, oltre che vietata dal Regolamento comunale per la tutela e la fruizione del patrimonio verde urbano pubblico e privato (approvato con delibera di Consiglio comunale n. 18 del 24/03/2017); testo normativo di riferimento a livello cittadino che disciplina praticamente tutti, o quasi, gli interventi effettuabili sul verde urbano. Basterebbe limitarsi ad osservare quanto previsto dal suddetto regolamento per tutelare il nostro patrimonio arboreo; tuttavia, improvvisati agronomi disfano ciò che in anni la natura è riuscita a costruire.
Che non si fraintenda – prosegue Corvasce – il senso di questo nostro accorato appello, perché non siamo contrari a quegli interventi che si rendono necessari, quali ad esempio, l’eliminazione di rami secchi, lesionati o ammalati o che possono rappresentare un pericolo per la pubblica incolumità.
Quello che si intende invece stigmatizzare è una gestione incompetente del verde urbano che, a seguito di interventi come quelli summenzionati, comporta il deperimento del nostro patrimonio arboreo: gli alberi, infatti, che vengono sottoposti a eccessivo stress da taglio, finiscono con l’indebolirsi, ammalarsi ed essere attaccati da parassiti, per poi arrivare all’ormai consuetudinaria, ma pretestuosa giustificazione dell’abbattimento con motivazioni del tipo “l’abbiamo dovuto abbattere… era malato”.
Eh no!!! Malato è chi persevera nella stessa cattiva gestione del verde urbano, nonostante l’evidente pessimo stato del patrimonio arboreo urbano.
Si continua a non comprendere che, non è assolutamente conveniente trascurare gli alberi, per poi potarli in malo modo e successivamente ritrovarsi a doverli abbattere e, quindi, sostituire con altri.
Inoltre, al danno economico dovuto all’acquisto e alla piantumazione di nuovi alberi, che si riversa sulle tasche di noi tutti, si aggiunge quello ambientale consistente nel ritrovarsi a vivere in una città piena di cemento, con al massimo giovani “alberelli”.
Di questo passo e con questa gestione del verde, forse ci sarà preclusa la possibilità di godere, un giorno, dello spettacolo dorato di un Ginkgo biloba o dello stupore di un bambino che osserva un Liquidambar color fuoco o ancora un poliedrico Carrubo.
Stanchi, ma decisi – conclude il presidente – a non attendere oltre chiarimenti e provvedimenti sulla gestione del verde urbano, intanto esigiamo di conoscere il responsabile o i responsabili di tanta superficialità nella cura dei nostri alberi e, qualora ve ne fossero gli estremi, non esiteremo a rivolgerci alle competenti Autorità Giudiziarie, per l’accertamento di eventuali responsabilità nel danneggiamento della cosa pubblica e per il risarcimento dei conseguenti danni.
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