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Quarantena e psiche umana: Parla la psicologa Olga Naglieri

17 Marzo, 2020 | scritto da Redazione
Quarantena e psiche umana: Parla la psicologa Olga Naglieri
A star bene si impara
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di Antonio Leonetti

Durante questo periodo alquanto anomalo, ciascuno di noi sta affrontando dei cambiamenti imposti non semplici da seguire. Le nostre abitudini, le nostre giornate e la libertà di seguire attività specifiche, ci limitano sia fisicamente sia psicologicamente.

Proprio per questo motivo abbiamo voluto affrontare il tema sui cambiamenti psicologici con una esperta, la psicologa dottoressa Olga Naglieri, alla quale abbiamo posto alcune domande che possano interessare la maggior parte dei cittadini.

Quali emozioni possono nascere in questo momento di allerta?

Sperimentare e vivere stati d’animo come preoccupazione, timore e impotenzaè assolutamente sano e normale in questo reale e difficile momento di allerta.Non siamo delle macchine, non siamo invincibili, come invece ci piace tanto pensare e credere; siamo, invece, esseri umani pieni di coraggio e forza, ma anche ricchi di tante fragilità e paure, che fatichiamo ad accettare, ma che sono le uniche a renderci autentici e veri. Ecco perché, in questo particolare e difficile momento storico, sarebbe strano, al contrario, rimanere indifferenti e calmi dinanzi alla gravità della situazione.

Sentiamo spesso parlare di “ansia” in questi ultimi giorni, ed infatti la parola ansia, dal latino stringere, comunica molto bene la sensazione di disagio vissuta, quell’idea di costrizione e di incertezza sul futuro. Quello che la maggior parte di noi dimentica, però, è che l’ansia è una sana risposta adattiva: l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse, ci aiuta a progettare ipotetici scenari nei quali potremmo essere coinvolti e ci aiuta a ipotizzare eventuali modalità di reazione da mettere in atto.
Quando, invece, questi sentimenti di paura, preoccupazione, minaccia e modificazioni fisiche, quali aumento della pressione sanguigna, sudorazione, tremolio, tachicardia, vertigini/capogiri, sono maggiori rispetto al pericolo concreto che corriamo e sono frequenti, tanto da invalidare la nostra vita sociale, relazionale e lavorativa; quando, cioè, non si tratta più di uno stato di allerta che ci spinge a trovare una soluzione, ma, al contrario, ci blocca nelle nostre manifestazioni comportamentali e di pensiero, allora possiamo parlare di disturbo d’ansia, e sarebbe un bellissimo gesto d’amore nei propri confronti chiedere aiuto.

Quali comportamenti ci possono aiutare a gestire l’ansia?

Primo passo: accettarla. Intendo dire: accettare quel sano sentimento di timore e preoccupazione, quel sano sentimento di impotenza ed incertezza per il futuro.

Secondo passo: collegare tutti questi sentimenti al reale contesto di allarme che stiamo vivendo. Lo dicevo prima, e mi scuso se mi ripeto, ma questo è davvero un punto cruciale e di svolta per ciascuno di noi: accettare di essere giustamente impauriti per questa triste vicenda che interessa il mondo intero, ci libera dall’idea di essere sbagliati ed inadeguati in una società che, è giusto ammetterlo, per tanti anni, ha voluto fare di noi delle macchine invincibili, insensibili, dedite a raggiungere sempre maggiori risultati individualistici ed economici, anche schiacciando e prevaricando il nostro prossimo.

Accettare e vivere il nostro sano stato d’ansia e collegarlo al difficile periodo storico che stiamo attraversando, ci aiuta ad accettare di più noi stessi, niente altro che esseri umani ricchi anchedi emozioni, e non solo razionali, esseri umani anche fragili e sensibili.

Terzo passo: con il cuore e la mente più leggeri, mettere consapevolmente in atto tutte quelle strategie preventive che riducono la diffusione del virus e ci faranno tornare al più presto alle nostre bellissime e genuine abitudini. Come dire: abbiamo già una soluzione che contrasti la diffusione del virus, ci spetta solo metterla seriamente in pratica. Quando lo sconforto ci travolge più del dovuto, pensiamo sempre che, nella maggior parte dei casi, le nostre paure sono molto più numerose dei pericoli concreti che corriamo e che soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà.

Come evitare il senso di solitudine ed isolamento?

Continuo a ribadire che tutto debba passare da una attiva e consapevole accettazione della situazione di emergenza, e possiamo evitare il senso di solitudine ed isolamento solo se non viviamo questo momento come una ingiustificata restrizione delle nostre libertà, ma come unica soluzione per salvare noi stessi e gli altri. Chi lo avrebbe mai detto? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, il sentire di essere parte di una comunità della quale ci si deve prendere cura e che deve prendersi cura di noi; la responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti, non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano, e che tu dipendi da loro.

Questa riflessione fa decadere qualsiasi senso di solitudine ed isolamento, anche se si deve restare fisicamente da soli in casa. Stare a casa da soli, invece, diventa occasione per riscoprire e mettere in pratica nostre vecchie passioni abbandonate, terminare la lettura di quei libri che non riuscivamo a terminare per il poco tempo libero a disposizione che avevamo, ed iniziarne la lettura di altri, guardare un film, sperimentare nuove ricette culinarie, continuare a studiare e formarsi attraverso i tanti corsi online a disposizione, programmare la ripresa scolastica, universitaria e/o lavorativa, videochiamare giornalmente i propri parenti e amici.

Quali attività consiglia per i bambini?

Questa domanda mi riporta immediatamente alla mente un post che ho visto qualche giorno fa su Facebook e mi ha commosso tanto; un post di una mamma che ha descritto l’immagine della festa di compleanno di sua figlia di 6 anni avvenuta in questi giorni di quarantena, utilizzando le parole pronunciare dalla figlia stessa: “Questa è la festa di compleanno più bella della mia vita, a casa, con la mia famiglia”. Penso, fermamente, che tutti i bambini non aspettassero altro. Non aspettassero altro che passare il loro prezioso tempo, nella loro casa, in compagnia delle figure più importanti della loro vita: i loro genitori. Non aspettassero altro di avere più tempo a disposizione da vivere in compagnia di una mamma ed un papà meno concentrati sul lavoro o su altre lecite preoccupazioni. Non aspettassero altro anche solo di stare sul divano a guardare un cartone animato tutti insieme, di essere coccolati, di giocare insieme o anche studiare insieme.

Se ci soffermiamo un attimo a pensare, questo virus chiude le scuole, rimette insieme mamme e papà con i propri figli e ci costringe a rifare famiglia. E allora, proviamo a godere di questo aspetto, riviviamoci in famiglia, in attesa di riprendere le nostre attività lavorative e scolastiche.

Per rispondere in maniera più precisa e puntuale alla domanda, consiglio di scandire e programmare le giornate dei bambini senza far perdere le loro abitudini, in attesa che vengano riprese: occupiamoci, durante la mattinata, del loro apprendimento, potenziamo giornalmente la lettura, la scrittura, l’esercizio al calcolo attraverso i testi di scuola, oppure attraverso giochi interattivi oanche attraverso l’utilizzo del pc e dei tanti giochi multimediali presenti sul web. Nel pomeriggio, dedichiamoci allo stare con loro in qualsiasi modo riteniamo più opportuno: giocando insieme; preparando insieme la cena; parlando e spiegando loro che cosa li costringe a rimanere a casa, che si tratta di una situazione di allarme, ma temporanea, e che al più presto si ritornerà a scuola e al lavoro; riposando insieme; restando anche semplicemente abbracciati sul divano a guardare la tv.

Quali effetti sul lungo periodo?

Spero, ma credo che ci siano ottime probabilità che questo avvenga, proprio in relazione alla gravità della situazione e alle misure drastiche e restrittive che viviamo, che tutti noi riacquisiremo il nostro profondo e umile senso di umanità, il quale ha sempre fatto parte di noi, ma che, nel corso degli anni, abbiamo, più o meno inconsapevolmente, coperto con strati di egocentrismo, egoismo, indifferenza, apatia e disinteresse nei confronti degli altri. Il virus, e quello che a causa del virus stiamo vivendo, farà un po’ di sana pulizia dentro di noi: si ripartirà dall’importanza dei legami familiari, dalla reciprocità, dalla condivisione, dalla dimensione sociale e affettiva, così come già in questi giorni sta magicamente accadendo.

Cosa possiamo portarci a casa da questa esperienza?

Due cose fondamentali: la prima è la constatazione del fatto che non siamo noi a governare il cosmo, la natura e le sue leggi, ma esattamente il contrario. Il momento che stiamo vivendo è pieno di paradossi e spunti di riflessione: in una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti; in un momento in cui certe ideologie e politiche discriminatorie si stanno riattivando in tutto il mondo; in una dimensione in cui le relazioni virtuali hanno sostituito quelle reali, il virus ci blocca e, di conseguenza, l’inquinamento scende in maniera considerevole; ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare noi i discriminati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie; ci toglie i rapporti e la vicinanza vera con le persone a noi care. In realtà, penso che questo pensiero di non essere invincibili ed inarrestabili accomuni chiunque si sia ritrovato a vivere una qualsiasi situazione traumatica nel corso della storia del mondo, ma pare che l’essere umano abbia bisogno, costantemente e periodicamente, di entrare in contatto con la sofferenza per ricordarselo. E così, quando tutto sarà finito, anche noi ci rialzeremo, più o meno faticosamente, con questa antichissima consapevolezza.

La seconda cosa che ci porteremo a casa da questa esperienza sarà il non dare più per scontata una solidale stretta di mano, il potere terapeutico di un abbraccio, il valore di un bacio, l’importanza di una affettuosa intimità tra coloro che si amano, la necessità del sentirsi vicini, anche fisicamente, la rassicurazione di sentirci parte di una famiglia che ci ama, la gioia di trascorrere una serata in compagnia dei nostri amici, la bellezza e la semplicità di farsi una passeggiata per le strade della propria città. Sono sicura che ripartiremo dando il giusto valore ad ogni singola cosa che faremo, ma da quel momento in poi dobbiamo metterci al lavoro affinché tutti questi genuini ed umani sentimenti non vengano nuovamente oscurati.

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