E’ diventata praticamente una psicosi data.
In questi giorni sta circolando su Whatsapp un messaggio, diventato virale a forza di inoltri e condivisioni, in cui è vivamente consigliato a tutti, nei documenti ufficiali, di non abbreviare la data dell’anno in corso come si è solito fare sin dallo scorso millennio, alle ultime due cifre decimali.
Questo il testo del messaggio: “Quando scriviamo una data nei documenti, durante quest’anno è necessario scrivere l’intero anno 2020 in questo modo: 31/01/2020 e non 31/01/20, solo perché è possibile per qualcuno modificarlo in 31/01/2000 o 31/01/2019 o qualsiasi altro anno a convenienza.
Questo problema si verifica solo quest’anno. Stai molto attento! Non scrivere o accettare documenti con solo 20”.
In realtà, la truffa non consiste nell’abbreviazione dell’anno 2020 nella data (ad esempio, 01/01/20), ma nella possibilità che questa possa essere modificata a proprio vantaggio da qualche malintenzionato.
In presenza di un assegno con data 1/4/20, ad esempio, ad un truffatore basterebbe includere 21 alla fine per avere un titolo di credito nuovo e utilizzabile e non più vecchio e superato.
Quindi il consiglio è quello di scrivere, almeno per quest’anno, la data per intero.
In alternativa, è possibile anche abbreviare l’anno 2020, anteponendo però l’apostrofo, così: ’20. In questo modo, sarà più difficile per chi ha cattive intenzioni aggiungere le cifre alla fine, in quanto l’apostrofo indica l’elisione dei primi due numeri.
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