Il film di Giovanni Troilo sulle due anime di Frida Kahlo
“Frida. Viva la vida” in programma martedì 26 novembre alla Multisala Paolillo (ore 19.30 – 21.45) pone in evidenza le due anime di una donna singolare e controversa: da una parte l’icona, pioniera del femminismo contemporaneo, tormentata dal dolore fisico, e dall’altra l’artista libera dalle costrizioni di un corpo martoriato.
Con il docufilm diretto da Giovanni Troilo, con la voce narrante di Asia Argento, si vola in Messico per scavare, tra lettere e diari, le confessioni private della Kahlo.
Frida aveva 18 anni, il 17 settembre 1925, quando accadde l’evento che la segnò per tutta la vita, nel bene e nel male.
L’autobus sul quale stava viaggiando, per tornare a casa dopo la scuola, si scontrò con un tram.
L’impatto fu forte, alcune persone persero la vita, lei ne uscì gravemente ferita, la sua spina dorsale venne fratturata in tre punti.
L’incidente la costrinse a rimanere a letto per nove lunghi mesi, con un busto di gesso che le impedì i movimenti.
Fu, tuttavia, questo avvenimento a spingerla verso la pittura: trascorrendo molto tempo da sola e sdraiata, iniziò a dipingere.
Il viaggio nel cuore del Messico del regista Troilo è suddiviso in sei capitoli e alterna interviste esclusive, documenti d’epoca, ricostruzioni suggestive e immersioni nelle opere di Frida.
Dolore e forza, tormento e amore si fondono tra i colori del Messico post-rivoluzionario, dove la Kahlo riscopre le proprie radici nell’arte precolombiana.
Nel corso degli anni Frida è diventata un modello di riferimento: ha influenzato artisti, musicisti, stilisti.
La sua importanza ha superato perfino la sua grandezza. La sua inquietudine e la sua passione sono radicate con il momento storico di una terra, che dopo la rivoluzione prova a recuperare le proprie origini.
Frida esplora l’identità degli opposti, un dualismo che permette di individuare il punto di contatto tra la sofferenza delle sue vicende biografiche e l’amore incondizionato per l’arte.
“Frida. Viva la vida” è la gioia di vivere, la riconoscenza per ciò che si è realizzato, la forza interiore di una donna che non si è mai arresa, ma è anche la disperazione e la consapevolezza di ciò che si sta lasciando.
A 47 anni gravemente malata dipinse il suo ultimo saluto su una anguria rosso sangue. Frida non perse mai la speranza nonostante la straordinarietà delle sue sofferenze.
Dopo il successo di “Van Gogh e il Giappone” ed “Ermitage. Il Potere dell’Arte”, “Frida. Viva la vida”, prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital, chiude la prima parte della Stagione 2019-2020 della Grande Arte al Cinema.
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