A 4 mesi dal proprio insediamento, il Commissario straordinario Tufariello, ha approvato in via definitiva il rendiconto della gestione del 2018 (delibera commissariale con i poteri di Consiglio n. 10 del 30.8.2019).
In quanto documento complesso, il rendiconto è composto dal conto di bilancio, dal conto economico e dallo stato patrimoniale.
Gli atti approvati confermano, nel complesso, la grave situazione finanziaria del Comune di Andria, peraltro culminata nel ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, altrimenti definito stato di pre-dissesto, tuttora sub iudice, in attesa della definitiva approvazione o diniego da parte della Corte dei Conti.
Il primo dato, purtroppo negativo, è quello riferito al disavanzo di amministrazione al 31/12/2018 che si assesta sul valore di 77,8 milioni di euro: tale disavanzo dovrà essere ripianato nell’arco temporale di 15 anni di cui al citato Piano di riequilibrio e terminerà nel lontano 2032. Nel calcolo si tiene conto, in particolare, della cancellazione di residui attivi di natura, prevalentemente, tributaria per circa 21,3 milioni di euro che hanno fortemente inciso sul risultato di amministrazione cui si aggiungono oltre 16 milioni di euro, già stralciati come crediti di dubbia esigibilità confluiti nel conto del patrimonio dell’Ente al 31/12/2018.
Il finanziamento del disavanzo complessivo formatosi nel tempo – che ammonta ad euro 86 milioni, che si ottiene sommando al suddetto dato del 2018, i disavanzi pregressi a decorrere dal 2015 – ha già inciso negativamente sulle previsioni del bilancio 2019 appena approvato per oltre 4,4 milioni. Negli esercizi successivi inciderà negativamente per oltre 2,1 milioni. Dal 2022 la quota annua si raddoppierà ad oltre 4,6 milioni di euro sino al 2032.
Il debito residuo con istituti bancari (utilizzati per il finanziamento di investimenti precedentemente effettuati) ammonta ad oltre 72 milioni, con una quota annua (interessi passivi e quota capitale) di oltre 7 milioni.
Il deficit di liquidità accumulato per il pagamento di debiti commerciali pregressi – per i quali sono state necessarie richieste di anticipazione di liquidità ex D.L. n. 35/2014 per oltre 15 milioni e anticipazioni di liquidità ex art. 243/bis T.U.E.L per oltre ltre 30 milioni – ammontano ad oltre 44 milioni, con una incidenza negativa sul bilancio dell’Ente di oltre 3 milioni annui.
Il deficit di cassa corrente riveniente dall’utilizzo dell’anticipazione di cassa con il tesoriere dell’Ente, ammonta ad oltre 22,9 milioni annui, con una ripercussione negativa sul bilancio dell’Ente per oltre 600.000 euro annui per interessi passivi. Il deficit di cassa “minimo” da ripristinare al 31/12/2018 è pari ad oltre 22,1 milioni di euro così formato: anticipazione di cassa non restituita al termine dell’esercizio euro (9.298.654,26); anticipazione per somme accantonate dal Tesoriere per procedure esecutive euro (7.365.266,76); ricostituzione vincoli utilizzati per spese correnti (per euro 6.075.752,32) derivanti da finanziamenti di statali e regionali (entrate a destinazione vincolata).
La situazione di cassa risulta, pertanto, fortemente compromessa, sia in relazione a quanto sopra evidenziato, ma anche in relazione alla ridotta capacità di riscossione delle entrate di natura tributaria e patrimoniale, di poco superiore al 50% dei crediti iscritti. Conseguentemente i tempi di pagamento delle fatture commerciali risultano fortemente compromessi nel tempo, segnalando un indicatore “medio” di ritardo di oltre 155 giorni dalla data di scadenza.
A garanzia della tenuta dei conti, nel Rendiconto 2018 risultano aggiornati ed accantonati appositi fondi rischi per oltre 67 milioni di euro, così suddivisi:
Fondo passività per ripiano dei debiti fuori bilancio, certi liquidi ed esigibili per circa 4,7 milioni di euro;
Fondo rischi crediti di dubbia esigibilità per oltre 50,2 milioni di euro al 31.12.2018 sulla scorta del totale dei residui attivi pari ad oltre 106 milioni di euro, di cui oltre 54 milioni di parte corrente;
Fondo rischi contenziosi: 3,5 milioni di euro accantonati per il contenzioso pendente a tutto il 2018;
Fondo rischi passività potenziali: oltre 8,4 milioni di euro al 31.12.2018;
Fondo di rotazione di liquidità ex art. 243 del TUEL: richiesta effettuata di circa 30,1 milioni di euro al Ministero dell’Interno per il pagamento delle passività pregresse.
Le spese correnti a consuntivo – prosegue la Gestione Straordinaria – risultano pari a 61.519.248,91, in incremento rispetto agli esercizi precedenti. Ciò nonostante una drastica riduzione delle spese di personale per ben 4,2 milioni di euro. Ciò evidenzia che nel tempo le spese correnti potrebbero essere state “sottostimate” (come ad esempio quelle per utenze e igiene urbana), con ripercussione negativa anche sui reali equilibri di bilancio e vincoli di finanza pubblica. Inevitabilmente la programmazione futura sconterà una revisione delle spese di funzionamento dell’Ente, anche alla luce del piano di razionalizzazione approvato. Tale dato dovrà essere aggiornato anche in considerazione dei debiti “fuori bilancio” emersi ed in corso di riconoscimento già contemplati nel piano di riequilibrio pari a circa 4,7 milioni di euro.
Tuttavia va segnalato che le procedure in corso di verifica e di allineamento finanziario con le società ed organismi strumentali partecipati (in particolare con l’Unione ARO) lascia “presagire” la presenza di ulteriori situazioni “negative” per le quali dovranno essere valutate le procedure di legge da adottare.
La spesa del personale, nel rispetto dei vincoli finanziari, come evidenziato, risulta fortemente ridotta rispetto al limite del triennio 2011-2013, registrando una riduzione di ben oltre 4,2 milioni di euro: detta situazione, però, apparentemente vantaggiosa a livello finanziario, sta creando gravi difficoltà nella gestione ed erogazione dei servizi, con un numero di dipendenti al 2018 di 346 unità ed in continua riduzione, ed appena 3 dirigenti di ruolo.
Le entrate correnti a consuntivo ammontano ad euro 74.722.453,44, in forte incremento rispetto agli esercizi precedenti (di circa 6 milioni nel 2018 rispetto all’anno precedente), in considerazione della invocata ed auspicata azione di recupero tributaria: tale azione, data l’evidente tardività, necessiterebbe però di cogenti azioni sistematiche e di riorganizzazione degli uffici onde migliorare non solo l’azione di accertamento ma soprattutto le attività di riscossione – ad oggi fortemente compromesse dalla grave carenza di personale, peraltro appesantita dalla difficoltà di avviare nuove assunzioni – “finalmente” con efficacia e tempestività.
Le annualità non ancora “prescritte” per l’IMU/TASI e TARI, sono quelle decorrenti dal 2014: pertanto le verifiche effettuate sulla TARI hanno evidenziato la necessità di definire gli “avvisi bonari” emessi dal 2014 e successivi, attraverso l’emissione di ingiunzioni fiscali. Tale ultimo dato ha fatto emergere un non riscosso per TARI per oltre 3,5 milioni di euro annui dal 2014 e successivi, pertanto, sono stati forniti indirizzi agli uffici competenti per attivare e concludere le procedure di riscossione ed ingiunzione fiscale. Ciò potrà migliorare la situazione di illiquidità dell’Ente.
La situazione di deficitarietà emersa alla luce del calcolo dei nuovi parametri obiettivi ha evidenziato il superamento di n. 3 parametri ed in particolare quelli relativi:
utilizzo di anticipazioni di cassa non restituite alla chiusura dell’esercizio,
ammontare del disavanzo di amministrazione,
presenza di debiti fuori bilancio in corso di riconoscimento.
Il superamento di solo 3 parametri negativi evidenzia che l’Ente non risulta al 31/12/2018 strutturalmente deficitario. Tale considerazione, tuttavia, dovrà essere riconsiderata alla luce dei debiti fuori bilancio emersi al 31/12/2018 e non ancora riconosciuti e finanziati.
In conclusione può affermarsi – termina la Gestione Straordinaria – che il Comune di Andria ha correttamente fatto ricorso alla procedura ex art. 243bis del TUEL, quale unico strumento in grado, se consapevolmente gestito, di ripristinare in un periodo congruo gli squilibri di competenza e di cassa verificatisi.
“Il tormentone di Giorgino&friends, sul buco di bilancio, causato da dieci anni di sciagurata amministrazione delle risorse comunali ritorna di nuovo in auge” commenta Antonio Griner , ex assessore alle finanze del Comune di Andria. ”
Griner risponde inoltre a “l’ex assessore al bilancio Lullo, nell’ennesimo tentativo di arrampicarsi sugli specchi, analizzando i dati del rendiconto 2018 da poco approvato dalla Gestione Commissariale, lapidario ricorda al mondo intero che: “oltre 43 milioni di buco causati da una cattiva gestione contabili degli ultimi 20 anni”. Dimenticando che in quei ultimi 20 anni, 10 anni sono stati amministrati dal suo ex Sindaco Giorgino, nonché da lui stesso in qualità di consigliere comunale prima, e di assessore dopo. Forse l’eccessivo caldo ha prodotto qualche effetto negativo sulla memoria!”
Per quanto riguarda i 10 anni precedenti invece, – conclude Griner – vorrei ricordare a Lullo, con i dati del Ministero degli Interni alla mano, che nel 2009 (anno precedente all’insediamento dell’amministrazione Giorgino) i residui passivi di parte corrente erano pari ad euro 20.867.881. Al contrario quelli evidenziati nel rendiconto 2018 appena approvato, sono pari ad euro 53.381.337. A questi si aggiungano oltre 9 milioni di euro di debito nei confronti del tesoriere a seguito dell’anticipazione di cassa non rimborsata. Detto questo, caro ex assessore Lullo, se fa un po’ di differenze, si ritroverà con i suoi 43 milioni di buco – quelli che lei richiama nella sua nota – attribuibili interamente ai dieci anni di spericolata amministrazione Giorgino.”
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