PosteShop e Kipoint alle corde. Il 4 settembre scorso, il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ha respinto il ricorso presentato dalla società di Poste Italiane, in merito alla decisione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) che ha ritenuto sussistere una fattispecie di pubblicità ingannevole in relazione al materiale pubblicitario diffuso dalla società PosteShop SpA per la promozione della rete in franchising Kipoint, ne ha vietato l’ulteriore diffusione e ha irrogato alla società la sanzione pecuniaria di 100.000 euro.
Kipoint SpA, nata nel 2002, si propone tutt’oggi come rete di negozi in franchising di SDA Gruppo Poste Italiane che opera come centro servizi per spedizioni nazionali e internazionali, servizi di imballaggio, servizi di fotocopisteria ed invio fax, stampa digitale, mailing e direct mailing e come rivenditore a catalogo di prodotti di cancelleria e cartoleria. Dopo la chiusura di oltre 100 franchisee tra il 2005 ed il 2010, tra cui solo in Puglia quasi il 50% di quelli aperti, gli ex affiliati hanno richiesto il risarcimento dei danni contrattuali ed extracontrattuali, dal momento che la società, come appurato dal AGCM e confermato dalla sentenza del Consiglio di Stato avrebbe ingannato gli aspiranti franchisee con una serie di messaggi di pubblicità ingannevole.
“Sono quasi due anni ormai – dichiara il deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S) – che seguo la vicenda Kipoint e ho depositato diversi atti parlamentari per invitare il Governo italiano a valutare l’assunzione di iniziative per l’erogazione in tempi rapidissimi di un indennizzo sufficiente a consentire ai franchisee danneggiati di ottemperare agli impegni economici intrapresi, evitando soluzioni limite, quali la vendita della prima casa. Sia l’Amministratore delegato di Poste italiane Francesco Caio che il viceministro per lo Sviluppo Economico De Vincenti hanno preferito non rispondere alle sollecitazioni, limitandosi ad addossare le colpe agli imprenditori, rei di non essere stati in grado di gestire al meglio i loro punti vendita.
Adesso che siamo di fronte alla sentenza del Consiglio di Stato – continua il deputato 5 Stelle – che permette di fugare ogni dubbio e PosteShop non deve fare altro che prendere atto delle proprie colpe e risarcire immediatamente le centinaia di famiglie che avevano riposto in Kipoint i sacrifici di una vita, il Governo deve sollecitare Poste italiane ad aprire tavoli di trattativa per definire, anche a saldo e stralcio, le singole posizioni al fine di porre rimedio definitivamente a questo pasticcio, invece di fare orecchie da mercante ed ignorare le molteplici azioni e istanze. In questo modo, si potrà scongiurare il rischio, sempre più vicino per alcune famiglie pugliesi, di essere costretti a vendere la propria unica casa. La cosa raccapricciante è che ancora oggi è possibile compilare il form per aderire alla rete franchising Kipoint. Adesso che il Consiglio di Stato si è espresso in maniera inequivocabile ed inappellabile – conclude il deputato Scagliusi (M5S) – mi auguro che il Governo si adoperi immediatamente affinché venga cessata la promozione della rete in franchising Kipoint, evitando che altri onesti cittadini cadano nella trappola”.
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