Paul Valery, in un bel libro: ”In morte di una civiltà. Saggi quasi politici”, così scriveva: “certo bisognava ammettere che le grandi virtù dei popoli germanici hanno generato più mali dei vizi creati dall’ozio. Abbiamo visto, coi nostri occhi, il lavoro coscienzioso, l’istruzione più solida, la disciplina e l’applicazione più scrupolose, piegate a spaventosi disegni. Tanti orrori non sarebbero stati possibili senza tante virtù. C’è voluta, probabilmente, molta scienza per uccidere tanti uomini, dissipare tanti beni, annientare numerose città’ in così poco tempo”. Valery parlava ovviamente del nazismo ovvero di una tremenda “barbarie della riflessione”.
Siamo di nuovo su quella soglia distruttiva: a scuola si parla di: “pianificazione a tappeto”, imprenditorialità precoce, organizzare eventi, programmare completamente tutto, occupare sempre il tempo, “crearsi il lavoro con disciplina. ”Esattamente le virtù indicate da Valery che hanno prodotto annientamenti ed orrori. Si respira un’aria soffocante, la libertà umana va in sofferenza, l’inventiva se ne va; il gusto del vivere anche.
Non può tardare più una presa di consapevolezza su questo senso di soffocamento di nuovo imperante a scuola e nelle nostre società.
Luigi Vavalà
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