Donne spogliate nude e seviziate, donne stuprate a cui tagliavano il ventre per togliere il feto, uomini con i testicoli tagliati e messi in bocca, cittadini italiani decapitati e con la loro testa i soldati giocavano a palla, uomini costretti a portare sulle spalle enormi blocchi di pietra che servivano poi per tumularli.
Sono solo alcune delle scene che Giuseppe Dicuonzo Sansa, esule istriano, è stato costretto a vedere durante l’eccidio degli italiani d’Istria e Dalmazia. Lo ha raccontato a Trani in biblioteca intervenendo al convegno dal titolo “Le vicende del confine orientale” organizzato dall’Assessorato alle culture della Città di Trani. Un incontro di studi finalizzato ad una attenta e seria riflessione comune su quanto accaduto in quell’area del Paese. Con la legge n.92 del 30 marzo 2004 è stato istituito in Italia “il giorno del ricordo”, fissato per il giorno 10 febbraio, per conservare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Hanno partecipato l’assessore alla cultura, Felice Di Lernia, il prof. Giovanni De Iuliis, docente di storia e filosofia al liceo scientifico Vecchi, Andrea Moselli del movimento #Siamsolocustodi.
Toccante è stata la testimonianza di Giuseppe Dicuonzo Sansa. Nato a Pola nel 1944 in un rifugio antiaereo è riuscito a sopravvivere ai bombardamenti, alle persecuzioni tedesche, alla pulizia etnica ed all’esodo che sconvolse la sua famiglia. Attualmente è vice presidente dell’associazione nazionale di esuli istriani “Famiglia Diagnese” e ricopre l’incarico di delegato provinciale della BAT e referente per l’Italia meridionale dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
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