E’ trascorsa solo una settimana da quando, nel corso della riunione della Prima Consulta comunale della città di Andria, l’Assessore alle Politiche Sociali assunse l’impegno di fronteggiare con energia e serietà una problematica da troppo tempo trascurata e fatta incancrenire: il disagio giovanile e gli atti di violenza collegati alla condizione giovanile difficilissima nella città di Andria.
L’Assessore Magliano ascoltò con attenzione le relazioni del Presidente della Terza Consulta e Presidente del C.P.L. – Comitato per la Legalità Società in Movimento di Andria, prof. Vincenzo Minenna e quelle degli altri relatori che ben conoscono la realtà cittadina e che mai, al contrario di ciò che fanno tal altri, hanno sottaciuta assumendone le responsabilità e subendone le gravissime e documentate conseguenze in una città, quella di Andria, diventata violenta, dove ormai si è consolidata l’idea che i delinquenti, perché tali sono coloro che compiono certi gesti, anche se giovanissimi, possano fare ciò che vogliono, in modo indisturbato.
Chiamatelo eccesso di tolleranza, chiamatelo pure disagio istituzionale nel dare le risposte attese dalla Comunità, chiamatela pure incapacità amministrativa, gestionale e di governo sta di fatto che la situazione è gravissima e in pochi se ne stanno interessando seriamente ed approfonditamente.
Mentre si è in attesa della concretizzazione dell’impegno assunto dall’Assessore la quale ha affermato di voler costituire un Tavolo Permanente di “Comprensione e Concertazione” dei fenomeni che si verificano in città, coinvolgendo soprattutto le Forze dell’Ordine, il fattaccio che tanto si temeva accadesse è accaduto e non è accaduto per caso.
Che ad Andria ci siano vere e proprie bande di giovani delinquenti che seminano terrore, sotto gli occhi di tutti, anche ai piedi della Cattedrale e in pieno centro urbano, armati di spranghe di metallo e di altri arnesi atti ad offendere lo sanno i nostri giovani che frequentano quei luoghi e solo chi non vuol vedere non vede e non sente.
La prepotenza di tali soggetti, che arrivano persino a burlarsi di chi dovrebbe essere preposto ai controlli avendone ruolo ed autorità, la dice lunga su quanto la problematica si sia incancrenita e sia diventata insostenibile ancorché sottaciuta e quasi celata, spesso in modo omertoso.
Oggi leggiamo la recentissima notizia di cronaca che avrebbe visto “protagonista” un gruppetto di 7 bulletti tra i 17 ed i 18 anni, armati di coltello, che hanno circondato in pieno centro cittadino, in via Cappuccini, dove un tempo era pieno di Vigili Urbani che controllavano ma da qualche anno non se ne vede ombra ed ognuno si sente in diritto di fare ciò che vuole, un ventiduenne andriese oggetto di una rapina in pieno stile criminale per soli 15 euro.
Cappellino di lana e bavero alzato, prepotenti e violenti al punto da essere in grado di minacciare il 22 enne puntandogli un coltello alla gola mentre gli altri lo circondavano brandendo mazze: altro che bulletti, si tratta di veri e propri delinquenti che circolano liberamente in una città dove il Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza afferma pubblicamente di operare con un organico di appena un terzo rispetto al numero di agenti che servirebbe; dove un tempo si incontrava per le vie cittadine i poliziotti di prossimità, i carabinieri di quartiere ed i vigili urbani li vedevi ad ogni angolo di strada, a piedi, a farsi vedere e a farsi temere.
Dove è finito tutto questo?
L’Osservatorio sulla Sicurezza tanto decantato e costato tantissimo alla comunità andriese che fine ha fatto? Esiste ancora? Chi lo dirige? Con quali risultati?
I recenti, progressivi e reiterati episodi di violenza in città non fanno dormire sonni tranquilli ai cittadini che, seppur da anni ormai disillusi e rassegnati, di fronte alla paura, al terrore non possono continuare a restare inetti ed insensibili rispetto ad un tema che investe l’intera Comunità, soprattutto quelle cosiddette Agenzie Educative troppo rinchiuse in se stesse quasi a temere di esprimersi mentre servirebbero urla di indignazione e di dissenso perché la sicurezza è un bene primario di una comunità e la sicurezza, al di la di tutto, si garantisce con uomini, mezzi ed autorevolezza. Tutto quello che ormai da qualche anno manca in questa città che continua a vantarsi di essere “la città del casino” dove tutto è concesso, spesso e sempre più frequentemente senza “disturbo” per i disturbatori.
Questa non è la città che volevamo né quella che vogliamo.
Savino Montaruli
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