Si è tenuta ieri sera presso il “GrowLab” (spazio di co-working) di Barletta sito in c.so V. Emanuele 63 , la presentazione del libro-inchiesta “Non è lavoro è sfruttamento” ( Edito Laterza e in tutti gli “stores” di libri dal 5 ottobre 2017) scritto dall’ ex ricercatrice in economia presso l’istituto di studi politici di Sciences Po a Parigi, Marta Fana, la quale, oltre a scrivere per L’ “Internazionale ” e il “Fatto quotidiano” si occupa di politica economica e in particolare di economia del lavoro e disuguaglianze , avendo altresì avuto esperienze lavorative all’ufficio studi Consip, all’EBRD e all’OCSE scrivendo tempo addietro anche per “Il manifesto” e “Pagina99.”
All’ incontro con l’autrice (la quale oggi sarà a Foggia) moderato dall’esperta in diritto del lavoro Sabrina Digioia e organizzato dall’ Arci “Carlo Cafiero” di Barletta, è intervenuto anche il segretario provinciale della Cgil BAT Giuseppe Deleonardis
“Non è lavoro è sfruttamento” è di certo un titolo inequivocabile; un libro mediante il quale si indaga sulle condizioni di lavoro e non lavoro in Italia, tra analisi e racconto.
Giovani e meno giovani costretti a lavorare gratis, uomini e donne assuefatti dalla logica della promessa di un lavoro pagato domani, lavoratori a 3 euro l’ora nel pubblico e nel privato: questa è la modernità che paga a cottimo. Sottoccupazione da un lato e ritmi di lavoro mortali dall’altro.
Diritti negati dentro e fuori le aziende per quanti non vogliono cedere al ricatto.
Storie di ordinario sfruttamento, legalizzato da vent’anni di flessibilizzazione del mercato del lavoro. Malgrado la retorica della flessibilità espansiva e del merito come ingredienti indispensabili alla crescita sia stata smentita dai fatti, il potere politico ha avallato le richieste delle imprese.
Il risultato è stato una cornice legislativa e istituzionale che ha prodotto uno sfaldamento del mondo del lavoro. Da un lato, il ridursi dei redditi da lavoro a favore dei profitti e delle rendite del capitale, nonostante i lavoratori siano più produttivi che mai. Dall’altro, facchini, commesse, lavoratori dei call center, addetti alle pulizie in appalto procedono in ordine sparso, non sentono più di appartenere alla medesima comunità di destino.
La questione del lavoro in Italia come altrove rimane una questione di rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori, tra oppressi e oppressori.
Questi i temi affrontati nel libro ed esplicati durante la serata di ieri, attraverso l’analisi di alcuni settori chiave, i racconti dei lavoratori che quotidianamente subiscono la violenza del dominio di impresa. Nonostante ricostruire l’immaginario del lavoro sia una vera e propria discesa agli inferi, è importante non lasciarsi pervadere dalla rassegnazione: è possibile ribaltare lo stato di cose presenti, interrogandosi e dando risposte precise all’interrogativo di sempre, “che fare?”
Tuttavia, nelle conclusioni del suo libro, Fana propone una serie di misure da prendere nel contingente per cominciare a reagire allo stato di cose presenti: abolire le “riforme” del mercato del lavoro (dal Pacchetto Treu al Jobs Act), ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, invertire il processo di privatizzazione in settori essenziali come sanità, trasporti e acqua, aumentare l’impiego tramite un piano del lavoro, tassare i grandi patrimoni.
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